Ho smesso da un pezzo di scrivere “coccodrilli”. Sono amici che se ne vanno, spesso, e li accompagno con una preghiera lasciando insieme a loro un po' di vita. Questo maledetto periodo ha tuttavia una feroce voglia di non finire anche quando il gioco azzarda un sorriso. O una folle notte di festa napoletana che la forza del destino sembra aver consentito e perdonato. Se n'era andato Pietruzzo Anastasi, a gennaio, prima della peste, e via via in queste ore abbiamo dovuto salutare Gigi Simoni, Mario Corso, Pierino Prati: Gigi che aveva giocato con Meroni, Mariolino l'artista che divideva la fascia con Giacinto Facchetti, Pierino il bomber felicemente diviso fra due squadre “capitali”, Milan e Roma, fornitore di gol sorridenti. I miei “vecchi ragazzi” insieme ai protagonisti di Italia–Germania 4–3 hanno ampiamente rivalutato i grandi solisti proprio mentre si dibatte sulle virtù o i vizi degli allenatori come se i risultati li facessero loro, anzi solo le vittorie perché le sconfitte sono sempre altrui. Loro che s'accompagnano al “tattico” e dissertano – tranne Allegri – di 4–3–3, 4–2–3–1, 3–4–3 e altre fanfaluche. Fabio Capello, che non è un modesto, anzi, suggerisce il 9–1. Ho sentito che la Juve di Sarri è andata avanti solo grazie ai suoi Divi, Ronaldo e Dybala; la vittoria di Bologna diventa addirittura una sconfitta del tecnico che ha dovuto rinunciare a CR7 centravanti rimettendolo al suo posto per sua scelta, dicono. Io dico che ha fatto solo il suo dovere, come sempre i grandi allenatori, esclusi quel Pozzo che rinunciò al Bernardini nel Mondiale del ‘38 (che vinse), quel Valcareggi che rinunciò a Rivera nella finale del Mondiale del ‘70 (che perse) e al mio vecchio amico Carniglia che dava spettacolo al Real Madrid con Di Stefano, Puskas e Gento: vinse una Coppa dei Campioni tenendo in panchina Puskas nella finale e Santiago Bernabeu lo esonerò. Vale la pena ricordare che Nereo Rocco, anche per evitare polemiche dopo aver scelto, aveva creato una commissione interna nella quale Cudicini e Rivera avevano peso. Tutto questo rende come minimo banale la risposta di Sarri agli opinionisti (termine detto con un certo disprezzo che condivido quando si riferisce a dilettanti allo sbaraglio invadenti l'etere) quando segnala che nonostante le critiche la Juve è prima in classifica: in genere sono uno di quelli che fa pronostici – anche se spesso sbagliando – dopo aver letto la formazione, e la rosa, perché come dice il popolo vince la squadra che ha i migliori. E il tecnico che li sa usare. Allegri sapeva, Sarri sta imparando. Mister vincenti come Trapattoni, Ancelotti, Lippi, Capello, lo stesso Allegri, non hanno mai cercato di oscurare i loro grandi giocatori. I campioni. Parola di critico non opinionista.
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