Avevo tra le mani il catalogo di una mostra di Silvio Boselli per il Cem, dal titolo Altri immaginari, mentre apprendevo le notizie sul grave incidente a Torino durante la finale di Champions League.
Ho disegnato fumetti, prima di entrare in convento, e so bene quanto, l'immagine o la titolatura di un pezzo, incidano sull'opinione pubblica più che la verità storica dei fatti. Ho incontrato casualmente Silvio Boselli scoprendo tanta storia in comune, da lui ho ricevuto il catalogo della recente mostra e ho potuto ammirare le sue opere dal disegno raffinato e dalla padronanza eccellente dell'acquerello.
I fatti di Torino e il panorama europeo di questi giorni, contrastano fortemente con i colori luminosi di Boselli. Contro la tensione alla mondialità, contro le spinte interculturali del Cem, si sviluppa sotto i nostri occhi un panorama a tinte fosche dove ogni uomo con lo zaino è una minaccia e le borse nere abbandonate una fobia. Immersa in tali pensieri abbasso lo sguardo su una pagina del catalogo e resto sorpresa dall'attualità di un'illustrazione di Silvio: una china e acquerello del 1998 dal titolo La freccia e il boomerang, lineare e circolare. I vent'anni che ci separano dall'esecuzione di quest'opera si sciolgono come neve al sole lasciando intatta la sua inaudita attualità.
Un uomo occidentale, nell'abito ottocentesco, è fiero della sua efficienza e della sua rispettabilità. Colletto alto e polsini bianchissimi tradiscono la cura per il look quotidiano. Una cravatta ricercata aggiunge un pizzico di creatività all'abito serioso da affarista, o notaio, o avvocato. L'uomo porta addirittura due orologi, uno nel taschino e l'altro al polso destro. Capiamo che l'uomo, oltre a essere preciso ed efficiente, è anche mancino quindi, probabilmente, arguto e abile. Nella sinistra, infatti, tiene in mano un boomerang, appena preso al volo oppure in procinto di essere lanciato. I colori del boomerang sono tutti italiani, nonostante il simbolo dello yin yang. Ci accorgiamo però che la pretesa ineccepibilità esibita s'infrange dentro l'espressione sconcertata e lo sguardo strabico di quel volto. Una freccia, arma dalla traiettoria lineare in contrasto con la circolarità del movimento del boomerang, attraversa il cervello del nostro uomo. La freccia, che penetra da orecchio a orecchio il cranio dell'uomo occidentale, rimanda al martellamento costante cui siamo sottoposti dai mass media: gli atti terroristici; le problematiche internazionali che sfociano in una migrazione selvaggia di persone; la perdita d'identità nazionale; il senso di precarietà, ingenerano un clima di terrore capace di esplodere per un nonnulla. Se da un lato bisognerebbe piazzare qualche meritato ceffone a ragazzi che si permettono di scherzare col fuoco, com'è avvenuto l'altra sera, dall'altro noi adulti dobbiamo dire un serio mea culpa. Ciò che ha fatto scatenare il panico tra la folla impazzita a Torino, è l'effetto boomerang delle notizie quotidiane. I mezzi di comunicazione sociale hanno una grande responsabilità in tutto questo.
L'uomo occidentale di Boselli, oltre a essere strabico, sta perdendo gli occhiali. Il simbolismo è chiaro: siamo di fronte a un uomo che è incapace di vedere; esattamente come lo siamo noi. Una cosa sola può dar senso alla sofferenza gratuita delle migliaia di persone ferite a Torino: che si possa incominciare a vedere. Che ci si prenda la propria responsabilità nel giudicare gli eventi, senza affidarci a improbabili informatori i quali, più che formare, deformano la pubblica opinione.