Sarebbe tutta da condividere la pagina del volume "Christus vincit" in cui il vescovo Athanasius Schneider, intervistato da Diane Montagna ("LifeSiteNews"), valorizza la «blogosfera cattolica». L'hanno rilanciata dall'edizione italiana, appena uscita a un anno di distanza da quella originale, "Messainlatino.it" ( bit.ly/3mctzwj ) e altri siti dell'area antimoderna nella quale l'ausiliare di Astana (Kazakistan) si rispecchia. «Lo considero un aiuto davvero provvidenziale per connettere quanti condividono i medesimi scopi e intenzioni, sentendosi in qualche misura appartenenti a una famiglia di fede», dice Schneider, che invoca la benedizione di Dio sui «bravi blogger cattolici» raccomandando loro anche di evitare polemiche sterili. E conclude: «Questo dovrebbe essere l'obiettivo di un blogger cattolico: contribuire al rinnovamento della Santa Madre Chiesa nella nostra epoca». Se dovessi riassumere queste parole nel linguaggio moderno che in quell'area è aborrito, direi che esse mostrano fiducia nel valore dell'opinione pubblica nella Chiesa. Ma le cose stanno diversamente: Schneider riconosce la qualifica di «cattolici», in modo selettivo e alla fine divisivo, solo a quei soggetti digitali che, come lui, sono votati alla «difesa» di una certa idea di fede da quello che egli chiama «modernismo». Lo strumento è «benedetto» perché offre a questi soggetti, minoritari ma battaglieri, un economico megafono, dal quale spesso risuona anche qualche «scomunica». Invece la blogosfera ecclesiale è plurale: comprende molti altri soggetti, perché costitutivamente non è compatibile con alcuna forma di «imprimatur», né «conservatore» né «novatore», e dove nessuno dovrebbe bollare l'altro di eresia con furente leggerezza. La Rete consente una circolazione molto più rapida di un tempo a ciascuna opinione nella Chiesa. Non so se sia sempre «benedetta», ma certamente è preziosa perché offre al magistero dei vescovi e del Papa strumenti che, in aggiunta a quelli di un tempo, possono aiutarli nel loro discernimento.
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