La cooperazione forestale è in grado, nei prossimi cinque anni, di soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di calore attraverso l'impiego di biomasse. La notizia è passata quasi inosservata in questi giorni di cronaca agroalimentare quasi tutta occupata dall'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e dai ricorrenti bisticci fra produttori, trasformatori e distributori. Ma il fatto che in Italia vi siano risorse e capacità in grado di alleviare uno dei problemi più importanti del Paese - quello energetico
- da una parte è una buona notizia, dall'altra, visto che poco o nulla viene fatto, lascia perplessi. E tutto accade nello stesso momento in cui, il litigare su altri aspetti del settore agricolo non sembra arrivare a conclusioni positive e, anzi, sale di tono.
Stando ai dati diffusi da Fedagri-Confcooperative, dunque, attualmente cooperazione e associazionismo forestale potrebbero produrre fino al 10% dell'energia rinnovabile in Italia, percentuale che può, è stato spiegato dal Presidente dell'organizzazione Paolo Bruni, «raddoppiare entro il 2012». La superficie forestale italiana, infatti, equivale a circa 10,7 milioni di ettari, ma
quella registrata dall'Istat come compresa in aziende attive, è invece, di soli 4,5 milioni di ettari. La conclusione sembra semplice: più del 50% dei nostri boschi è abbandonato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: da una parte spendiamo molto di più in energia, dall'altra il nostro territorio è sempre sotto la Spada di Damocle del degrado, del dilagare
degli incendi e del dissesto idrogeologico.
E non basta. Perché in effetti gli strumenti per ricavare energia dal bosco, conservarlo meglio e garantire più sicurezza al territorio ci sarebbero già. Le indicazioni su come le cooperative possono lavorare in questo settore sono infatti contenute nel Protocollo d'intesa tra ministero dell'Ambiente e centrali cooperative. Un documento in cui si parla
di sviluppo delle energie rinnovabili, con particolare riguardo alle filiere corte agroforestali, ai sistemi di riscaldamento e teleriscaldamento che valorizzino i residui delle coltivazioni e i prodotti legnosi. «Esistono già molti progetti in atto per lo sviluppo di impianti di teleriscaldamento - ha in effetti spiegato Bruni - che riguardano in particolare i piccoli e medi comuni italiani e il futuro, se adeguatamente sostenuto dalle istituzioni e dalla politica, potrebbe portare il nostro Paese ad altissimi livelli di produzione di calore da biomasse».
La morale è che ciò che manca, come spesso accade in Italia, è quello che comunemente viene indicato come un «l'adeguato sostegno della politica». Insomma, anche per quanto concerne l'energia pulita e lo sfruttamento equilibrato delle risorse forestali, il punto è la volontà di fare, non la mancanza degli strumenti per fare. E, da questo punto di vista, sembrano molte le somiglianze fra questa situazione e la vicenda dei prezzi alimentari esplosivi oppure delle contraffazioni dei più bei nomi del nostro universo agroalimentare.
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