«La storia è piena di guerre che sono cominciate a causa di problemi di questo genere». La frase, minacciosa e inquietante, è stata pronunciata ieri niente di meno che da Dominique Strauss-Kahn, Direttore del Fondo monetario internazionale, nel corso di una intervista a una canale radiofonico francese sul tema della crescita dei prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari oltre che dell'andamento dei prodotti energetici. Una frase che, presa con le dovute cautele, la dice lunga sulle tensioni che stanno attraversando i mercati internazionali. Tensioni che scaturiscono anche dall'ormai aperto «scontro» fra l'uso alimentare della materie prime agricole e l'uso energetico delle stesse. Tanto da far apertamente dire a molti che occorre pensare seriamente a una revisione della politica in favore dei biocarburanti.
Secondo Strauss-Kahn, l'uso di questi combustibili «pone un vero problema morale», tanto da dover pensare alla necessità di una moratoria sul loro uso, «quando sono prodotti con generi alimentari». Mentre la Coldiretti, ha chiesto di interrompere le agevolazioni destinate alla costruzione di grandi impianti industriali per la produzione di biocarburanti che utilizzano prodotti agricoli importati con un bilancio energetico fortemente negativo, e di passare ad investire nello sviluppo di bioenergie prodotte attraverso impianti di piccole dimensioni che utilizzano materie prime locali all'interno di distretti energetici territoriali. Intanto, il Comitato scientifico dell'Agenzia europea per l'ambiente ha invitato a sospendere l'obiettivo UE di aumentare al 10% la parte dei biocarburanti usati nel trasporto entro il 2020. Il motivo? Un traguardo di questo genere sarebbe troppo ambizioso, e «incombono conseguenze non volute e difficili da prevedere e da controllare». È facile immaginare quali: alterazioni sui mercati, sulle scorte e sui prezzi che nessuno si aspettava. Secondo gli esperti dell'Agenzia, la forte preoccupazione deriva dalle pressioni ambientali supplementari, esercitate all'interno e fuori dall'Ue, per aumentare rispettivamente il tasso di produzione dei biocarburanti nell'Unione e le importazioni dai Paesi terzi. L'insieme degli effetti della crescita della domanda alimentare, della diminuzione delle scorte, del dirottamento di alcune materie prime su fini non alimentari e delle ovvie speculazioni, sta creando quindi una miscela esplosiva sia sui mercati interni sia su quelli esterni. Con conseguenze ovviamente diverse: in Europa crescono i prezzi e le polemiche, in alcune aree fuori dal Vecchio Continente, quelle più povere e in difficoltà, ricompaiono i moti di piazza.
Tutto mentre all'orizzonte si profila anche un altro spettro, quello del protezionismo. «Una delle maniere di risolvere la questione della fame " ha però spiegato sempre Strauss-Kahn " è al contrario aumentare il commercio internazionale e i flussi». È probabilmente ancora una volta questa la sfida che l'economia agroalimentare globale dovrà affrontare nei prossimi anni.
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