Nel mese di maggio in Italia le vendite di biciclette sono aumentate del 60%, secondo i dati di Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo accessori). Ben 540mila biciclette sono state già acquistate dai cittadini nel periodo post-lockdown, dando una spinta notevole allo sviluppo della bike economy (che include non solo la vendita di bicicletta, ma anche tutti i servizi collegati) che già nel 2018 valeva nel nostro Paese 6 miliardi di euro. Un contributo rilevante l'ha dato sicuramente il bonus mobilità, annunciato dal nostro Governo e non ancora operativo, ma il boom della bike economy è in realtà un fenomeno globale legato ai nuovi stili di vita determinati dalla pandemia. Basti pensare che in Francia le vendite di bici a maggio sono aumentate addirittura del 350%. I vantaggi sono numerosi. Spostarsi sulle due ruote permette di evitare il traffico cittadino, di passare tempo all'aria e di rispettare le regole di distanziamento sociale in vigore in tutto il mondo. Non appena usciti dalla "prigionia" domestica forzata gli italiani hanno preso d'assalto i negozi di biciclette, che stanno vivendo una stagione d'oro unica nella storia del settore. Con la carica d'entusiasmo che caratterizza questo prologo di "green new deal", che ha i sapori della libertà e della riscoperta del rapporto con la natura, i novelli ciclisti devono affrontare tuttavia due problemi rilevanti. Il primo consiste nello spiazzamento dell'offerta da parte della domanda: il boom di richieste di bici è arrivato in modo improvviso e imprevedibile, impedendo a produttori e rivenditori di organizzarsi per tempo. Se ne è accorto il Financial Times, che nei giorni scorsi ha dedicato al fenomeno un articolo dal titolo "La carenza di bici in tutto il mondo frena la rivoluzione ciclistica". In media i consumatori sono costretti ad attendere settimane prima di riuscire ad acquistare la loro due ruote e capita spesso di assistere, all'interno dei negozi specializzati, a scene in cui i clienti si contendono i pochi pezzi esistenti. Questo gap di offerta, tuttavia, potrà essere colmato in tempi ragionevolmente brevi. Non è così rapido, invece, il tempo di soluzione del secondo problema: le nostre città sono costruite oggi quasi esclusivamente per i motori. L'Italia è molto indietro non solo nella costruzione di piste ciclabili e di parcheggi sicuri per le due ruote, ma anche nel ripensamento della circolazione per garantire la sicurezza ai ciclisti. I sindaci più avveduti stanno correndo ai ripari. Partendo da una certezza: è la mobilità verde la protagonista della prossima rivoluzione urbana.
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