E se per cantare l'amore ci fosse bisogno del pop? Se i sentimenti avessero necessità, di cornici emotive? Certo c'è tanto pop che merita d'essere "letto", e rivalutato: come questa canzone dell'86 che racconta di noi. Tutti noi. Il tempo che corre, la paura della solitudine, l'esaltazione di un incontro: e quelle carezze che, per il nostro viso, cerchiamo tutti. Anche se, a volte, non vogliamo confessarlo. L'autore del brano? Luciano Rossi: uno che forse ci siamo scordati ma che come pochi sa scriverlo, il cosiddetto "pop". Per cantare di noi, sì, tutti noi. «Giorni che non ritornano più... Tutti in fila, no: poi non tornano più… E per questo non li devi sciupare, sono belli e non sanno tornare; per questo li devi guardare, aspettare... Occhi che non s'incontrano più... Sapevo che poi c'eri anche tu, io che t'ho sempre cercata e adesso sei qui t'ho incontrata, forse ti ho sempre aspettata, bianche mani... Bianche mani... C'è una carezza anche per me, nelle tue mani? Un sole caldo in fondo al cielo del domani, che parli anche di noi, chissà se c'è… Bianche mani... C'è una carezza anche per me nelle tue mani, che se per caso non sai più a chi dare...? Non dirmi niente, amore... Bianche mani...». Il resto, è tutta emozione della musica. Perché nel pop, si sa, funziona così.
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