Nella Germania dei primi decenni del Seicento, distrutta dalla peste, dalla guerra e dalla fame, un altro disastro si scatenò, la caccia alle streghe che ne devastò molta parte. A perseguire le donne come streghe erano in quei decenni i prìncipi cattolici, come decenni prima erano stati quelli protestanti. Ma ora ci furono delle voci che si alzarono alte contro questa follia distruttrice. Tre gesuiti parlarono e tentarono di fermare l'epidemia, di dimostrare che non era la salvezza della fede a muovere i persecutori, ma la loro crudeltà e follia: Tanner, Layman e Spee. Spee scrisse uno di quei libri, la Cautio criminalis, che restano per sempre vivi come pietre fondanti della civiltà. Si rivolse ai prìncipi, smontò i meccanismi perversi della tortura e della confessione, e diede alla fine della persecuzione un contributo non indifferente, sia pur incompreso ai suoi tempi. Tutti e tre i gesuiti morirono pochi anni dopo di peste. La Compagnia, che li protesse dalle persecuzioni, non li appoggiò però nella loro campagna. La loro voce rimase inascoltata. Che solitudine devono aver sentito intorno a loro, vedere ardere i roghi, scrivere, combattere, e nessuno che sembrasse accorgersene. Il cardinal Albizzi, che era anche lui ostile alla caccia alle streghe, li citò anni dopo in un suo libro, ma di Spee non rammentava il nome.
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