sabato 9 aprile 2022
Poiché i giovani vengono fatti entrare in cronaca prevalentemente dalla porta lurida dei delitti, delle baby-gang e della devianza, qui per riequilibrare si parla appena possibile di giovani eccellenti, esempi positivi e virtuosi. Il “Corriere” con Valentina Santarpia e la “Repubblica” con Anna Laura De Rosa (8/4 entrambi) incontrano Giovanni D'Antonio, diciottenne di Somma Vesuviana, vincitore delle Olimpiadi europee di filosofia, ammesso in 11 Università americane, che oggi tiene a Procida una lectio sul tema della speranza, alla presenza del presidente Mattarella. Le frasi che seguono sono tratte dalle due belle interviste. “Repubblica”: «Senza speranza siamo paralizzati: devi credere nella possibilità di migliorare le cose per andare avanti». «Non sono un genio, sono uno normale che si impegna tanto». «L'Università in America? Voglio vivere in una comunità internazionale per poter accedere a un'immane quantità di risorse. Voglio uno choc creativo attraverso il cambio culturale». “Corriere”: «La mia domanda irrisolta? Quella sull'etica. Cosa è giusto, cosa è sbagliato, come fare del bene, e cosa significa. Ma come faccio a sapere qual è il bene di un altro?». «Mi ispiro a Kant, perché si è chiesto come si può fare del bene (...). E poi a Seneca, perché ha un approccio stoico, davvero utile». Qual è il bene di un altro? In Ucraina, ad esempio. Per tentare una risposta, Enzo Scandurlo (“Manifesto”, 7/4) propone Dostoevskij, che «ci insegna come bene e male convivono drammaticamente in ogni animo umano». Ma oggi filosofi e scrittori, con il loro pensiero irriducibile a battuta da talk show, non sono molto popolari. Come Giovanni D'Antonio. E come i 53mila giovani attesi a Roma il Lunedì dell'Angelo: non potendoli rinchiudere in un facile schema e sfuggendo ai luoghi comuni, rischiano di essere ignorati o, peggio, ridotti a folklore.
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