Le giornate si allungano. Una cosa appena percettibile, ma l'alba ci sorprende ogni giorno una manciata di secondi prima e il tramonto indugia qualche secondo di troppo. La terra cerca di risvegliarsi e, con essa, anche molti cuori assopiti e animi intorpiditi. Tutti abbiamo bisogno di uno sguardo benevolo. Di un piccolo dono che ci rallegri e sancisca la rinnovata alleanza con la luce.
Ben venga dunque madama Befana, con le scarpe sgangherate che forse così appaiono a chi costringe il piedino in strumenti di tortura dotati di tacco, punta e stoica sofferenza, ma in realtà sono soltanto molto usate e molto comode. Fa ancora freddo e madama ha una gonna larga e lunga e uno scialle pesante sulle spalle, un fazzolettone in capo e vola, perché solo dall'alto può distribuire con generosità il suo sguardo benedicente. Sui campi, come nei secoli in cui Cristo era solo una promessa sospesa sulla storia; sulle nostre case, oggi. Vola, madame Befana, ed è molto, molto vecchia perché – ce lo racconta una leggenda cristiana che ci piacerebbe tanto fosse vera, e magari lo è! – era già una vecchina gentile quando i Magi bussarono al suo uscio per chiederle la strada per Betlemme, dove loro erano sicuri stesse accadendo un prodigio inaudito, la nascita in questo mondo di un Re che non è di questo mondo, concetto non immediatamente afferrabile neanche dalla vecchina gentile che però sì, conosceva la strada e soprattutto amava i bambini.
I Magi rimasero colpiti dal suo animo cortese e le proposero di unirsi a loro nella ricerca. Ma la vecchina era turbata dall'offerta: lei con quei tre sapienti così ben vestiti? Lei con i suoi panni informi e le scarpe, beh, approssimative? Scosse il capo sorridendo ma durante la notte non smise di pensarci e ripensarci, fino a pentirsene. La mattina riempi un canestro di dolcetti per il Bambino e si mise alla ricerca dei tre nobili pellegrini. Vagò di borgo in villaggio, di casa in capanna, senza però trovarli. Così cominciò a lasciare i dolcetti ai bambini che incontrava nel suo girovagare, certa che al Bambino di Betlemme il gesto avrebbe fatto piacere. Ogni volta che avrete dato un dolcetto a un bambino, è come se lo aveste dato al Bambino: curiosa quella frase che le ronzava per il capo, piovuta da chissà dove.
Quindi, per cortesia, se qualcuno insinua che la Befana sia una stregaccia rigurgitata da qualche rito satanico o dalla notte di Halloween, ridete di gusto e non credetegli. La Befana non ha il cappello a punta, cavalca la scopa con la saggina sul davanti, soprattutto non fa stregonerie. Ha il naso adunco solo perché è vecchia, molto vecchia, più vecchia di quanto possiamo immaginare e agli anziani, si sa, il naso cresce un poco; se sono molto, molto anziani, è naturale che crescendo un poco e un altro poco e un altro poco ancora, diventi un naso importante. La Befana è benevola e se nella calza lascia un po' di carbone, aglio e cipolle è solo un gentile ammonimento, mai un condanna.
Il suo nome, è cosa nota, è la corruzione di epifania, da cui bifanìa e befanìa.
Da qualche giorno la possiamo vedere perfino al cinema nel film La befana vien di notte di Michele Soavi. È interpretata da Paola Cortellesi, che di mestiere fa la maestra, la sua identità segreta. È una Befana del XXI secolo e corre il rischio, sob, di vedersi reclutata tra gli "Avengers". Per carità, risparmiateci lo scempio.
Se qualcuno dubita ancora di lei, può chiederne le referenze ai Magi, signori affidabilissimi. Ci diranno di spalancare il cuore quando la sentiamo passare. E l'abbiamo sentita eccome, la notte appena trascorsa, se abbiamo saputo ascoltare.
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