Basta una foglia per non finire sul binario morto del senso comune
domenica 9 dicembre 2018
Misurati con i marcatempo della Rete, i post che Luigi Alici pubblica sono abbastanza rari. L'archivio del blog del professore, che insegna Filosofia morale all'Università di Macerata e che, come si sa, è stato presidente dell'Azione cattolica, racconta del ritmo iniziale di un testo alla settimana, poi sceso ulteriormente a un paio al mese. Gocce nell'oceano digitale di parole e immagini. Mi pare che tale scelta indichi un programma, alla luce anche del titolo del blog, “Dialogando”: avvio una conversazione quando ho qualcosa da dire. Sarà per questo che accolgo questi arrivi con speciale interesse, quando me li porgono il mio robot-aggregatore o la mia timeline di Facebook. Colpito, prima di tutto, dalla decisione di condividere un pensiero a ben vedere intimo, scrivo dell'ultimo post ( tinyurl.com/ya2py3c6 ), che l'autore ha stilato a partire da un quotidiano – «un mattino qualunque, di una giornata qualunque» – che, in questi giorni, appartiene a tutti – una foglia che cade! – ma che, «nella nostra frenesia dannatamente disattenta», certamente sta agli ultimi posti nella classifica di ciò che ci rimane in mente. Alici invece vi costruisce sopra una riflessione alla quale farei torto se pretendessi di riassumerla tutta intera, dato che con essa egli ci accompagna a testimoniare “il nome infinito di Dio”. Riporto solo il passaggio con il quale si incammina alla conclusione, perché chiama in causa il mondo al quale appartengono anche le storie che qui racconto. «Il sistema mediatico crede di tenere in pugno ogni nostra giornata, di dettarci l'agenda, di obbligarci a vedere e a ignorare, di suggerirci parole logore e pensieri spenti, dopo averci abbandonato sul binario morto del senso comune, dove tutto è irrisorio e deludente». Ma per sfuggire a questa stretta e “affacciarsi su un universo” che dà le vertigini, “basta una foglia”.
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