Quante volte l’ho detto, l’ho pensato, l’ho scritto? Quello che accade nell’aula scolastica possiede effetti indelebili: è la potenza dell’insegnamento. Eravamo a Trieste. Stavamo parlando di don Lorenzo Milani: della sua vita «singolare, irripetibile, misteriosa, fulminante», come la definì David Maria Turoldo. Chi sono i ragazzi di Barbiana di oggi? Gli adolescenti immigrati: «il meglio dell’umanità», secondo l’immagine coniata dal priore in «Lettera a una professoressa». Avevo raccontato certe mie esperienze come docente negli istituti professionali per l’industria e l’artigianato, alle prese con gli alunni ribelli; alla Città dei Ragazzi, la storica comunità fondata da monsignor Carroll-Abbing alle porte di Roma. A un certo punto, durante la conferenza, dal fondo della sala spunta Bashir! Chi l’avrebbe mai detto? Il giovane egiziano copto che avevo conosciuto quando era poco più che bambino, sopravvissuto ai massacri, reduce dalle traversate e dai naufragi, tanti anni dopo era tornato davanti a me, iscritto al Collegio del Mondo Unito, sullo scoglio di Duino. Il ragazzo selvaggio sembrava cresciuto. E si ripresentava all’appuntamento col suo ex professore. Quando l’ho invitato sul palco a raccontare al pubblico la propria vittoria, le nostre parole sono diventate vere.
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