«Se non ritornerete come bambini». Che limpidezza negli occhi del nipote di tre mesi che tengo in braccio. Ieri, guardandolo, tacevo: e ho avuto nostalgia di quella innocenza.
Stranamente io ricordo con nettezza immagini di quando ero molto piccola: un cane enorme che mi guardava dall'alto in basso, o la maniglia del frigo sopra di me, irraggiungibile. E so ancora come mi gettavo nelle braccia di mia madre, lei sdraiata al sole, d'estate: quasi mi tuffassi nel mare. Dovevo avere tre anni. Ancora naturalmente orientata a essere felice. La felicità era essere figlia. Era semplice.
Poi si cresce, e non ho mai incontrato nessuno con il candore di un neonato negli occhi. Con quel chiarore aurorale. Anche negli uomini più buoni si scorge, nello sguardo, la traccia di un duro combattimento.
Una volta però in una casa di riposo mi sono imbattuta in una donna anziana che, sola su una panchina, ripeteva: «Aspetto che la mamma mi venga a prendere». E i suoi occhi davvero avevano una limpidezza infantile. Chissà che vita aveva fatto, e come mai, ora, era così sola. Ma, novantenne, di nuovo bambina. Erano, nell'ultima ora, così anche quei vecchi che nel 2020 sono morti, soli? Spogliati di tutto, mendicanti un abbraccio. Lo smisurato abbraccio di Dio.
Quest'anno, vorrei tornare anch'io come bambina.
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