giovedì 21 settembre 2017
Quante canzonette, sono state dedicate alla quotidianità annoiata dei nostri ragazzi. «Sono un ragazzo qualunque, con un naso qualunque, faccio una vita qualunque in città… Sogno un lavoro qualunque, una donna comunque, puoi trovarmi fuso in qualche bar a discutere del Genoa o della Samp: tanto, non invecchieremo mai…». E quante canzonette, si sono scritte sull'ansia spaccona dei ragazzi, sulla loro voglia di cambiare tutto. «Siamo ragazzi qualunque, ci annoiamo da sempre qui in città! Vorremmo partire per Cuba ma finiamo la notte all'autogrill: per poi trovarci in qualche bar, a discutere di cosce che non tocchiamo mai… Verrà il giorno che dal cielo scenderà Nostra Signora degli Autogrill, e il re della sfiga dalla mia vita sparirà!». Eppure poche canzonette sono riuscite, come Ballata di un ragazzo qualunque di Francesco Baccini, a cambiare l'angolazione del racconto per fotografare dove possono andare a morire, i sogni dei nostri ragazzi quando il loro vagare è attorno al (quasi) niente. E non è solo "canzonetta", un brano che arriva a cantare… «Io ero un ragazzo qualunque, con amici qualunque, ci credevamo i più furbi in città: ora siamo sorvegliati speciali, guardati come animali… Abbiamo fatto una strage all'autogrill… Perché non ci divertivamo mai… Noi che non lavoravamo mai… Noi… Noi…».
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