Èuna biografia, per così dire, "ufficiale", quella intitolata da Andrea Camaiora, Don Gianni Baget Bozzo. Vita, morte e profezia di un uomo-contro (Marsilio, pagine 144, euro 13,00), con prefazione di Stefania Craxi e postfazione di Sandro Bondi: ma l'ufficialità non intacca il pregio di sottoporre al lettore una figura atipica e al contempo centrale del dibattito politico, teologico e culturale dell'ultimo cinquantennio. Il giovane autore, collaboratore della rivista online di don Gianni, Ragionpolitica, individua tre nuclei intorno ai quali si coagula l'esperienza e l'azione di Baget Bozzo: il governo Tambroni del 1960, il rapporto con Craxi, il finale approdo in Forza Italia. Il filo conduttore che dà coerenza ai vari passaggi di Baget è l'anticomunismo.
Sul governo Tambroni è tempo di fare chiarezza, e speriamo che il 2010, anno del cinquantenario, sia l'occasione per un approfondimento storiografico. Camaiora chiama a testimone Arnaldo Forlani per concludere, con Baget Bozzo, che l'esperimento Tambroni (uomo della sinistra democristiana, non dimentichiamolo) segnò la fine dell'anticomunismo della Dc e l'inizio dell'antifascismo come collante fra Dc e Pci: «Quando Fanfani dichiarò che l'attacco alla polizia dei camalli genovesi era mosso da un senso di legittimità " ha scritto Baget Bozzo " sentii che i comunisti diventavano la chiave di volta della legittimità politica. Fino al '60 l'arco costituzionale non esisteva, da allora esistette. E Fanfani ne fu il primo legittimatore, anche se poi se ne pentì».
Il merito storico che a Craxi non può essere disconosciuto (e Baget lo riconobbe da subito) è di aver definitivamente staccato i socialisti dal Pci, per fare dell'Italia un moderno Paese occidentale. Eppure Baget lucidamente criticò il famoso discorso di Craxi alla Camera in cui rivolse ai colleghi una chiamata di correo sul finanziamento illecito ai partiti : «Se Craxi, leader morale del sistema " si domandò Baget Bozzo " avesse chiesto scusa al popolo italiano e si fosse ritirato dalla politica, non sarebbe stato possibile un diverso tracciato del percorso di Tangentopoli?». È una tesi che può essere messa a confronto con la nuovissima, documentatissima, Storia di Craxi, di Ugo Finetti (Boroli, pagine 188, euro 14,00). L'elezione al Parlamento europeo nelle liste socialiste costò, come è noto, a Baget Bozzo la dolorosa sospensione a divinis, dal 1985 al 1994. E personalmente non condivido la propensione di Craxi e di Baget alla trattativa per la liberazione di Aldo Moro: la fermezza fu, in quel tragico evento, necessaria.
Quanto al ruolo di "Lirico di Berlusconi", come Camaiora intitola il capitolo che se ne occupa, valgano queste conclusioni di Stefania Craxi: «Don Gianni scruta nella vittoria dell'aprile 2008. Le elezioni del 2008 hanno cambiato la nostra Costituzione materiale e hanno reso patrimonio della Corte costituzionale e del presidente della Repubblica la Costituzione scritta». È l'interpretazione esatta del pensiero bagettiano, condensato nel libro scritto con Pier Paolo Saleri, e uscito a poche settimane dalla morte del sacerdote, intitolato Giuseppe Dossetti. La Costituzione come ideologia politica (Ares, pagine 272, euro 16,00). Un serio dibattito sulle riforme costituzionali, dovrebbe partire proprio da lì.
Un ulteriore esempio della lungimiranza di Baget Bozzo sta nell'aver individuato fin dal 1989 nel cardinale Ratzinger, l'uomo chiave del Vaticano, per aver fatto «della bioetica un tema centrale degli interessi dottrinali della Chiesa. Questioni come la contraccezione, l'aborto, la genetica sono oggi di interesse comune». Da qui la profonda sintonia con il magistero di Benedetto XVI. Molto utile, quindi, il libro di Andrea Camaiora perché, si discuta quanto si voglia, Gianni Baget Bozzo rappresenta il volto culturalmente serio (e spesso in ombra) del berlusconismo.
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