Assegni familiari anche ai lavoratori autonomi. Il riconoscimento, contenuto nel decreto anticrisi appena approvato dalla Camera, realizza il desiderio coltivato per anni dagli artigiani, dai commercianti, dai coltivatori diretti. Un provvedimento che, al di là della sua valenza economica e del sostegno a categorie in crisi, rimanda ai bisogni di tutte le famiglie dei lavoratori, svincolate dai distinguo delle norme sulla materia, spesso puntigliose oltre misura.
La liquidazione di assegni familiari alle categorie autonome è rimandata quindi ad un prossimo decreto che dovrà ridefinire i livelli di reddito e gli importi dell'assegno per le famiglie "più numerose" e per quelle con portatori di handicap. Nello stesso decreto i titolari di reddito da lavoro autonomo saranno assimilati a chi ha redditi da lavoro dipendente, beneficiando così, a pari condizioni, dell'assegno "per il nucleo familiare".
Il decreto anticrisi introduce però la condizione che i lavoratori autonomi interessati si siano adeguati agli studi di settore. Gli assegni familiari saranno quindi collegati ai ricavi, ritenuti congrui dall'amministrazione finanziaria in base al software Gerico, nei diversi settori ed attività economiche. Un terreno minato per tutte le partite Iva e che rischia di complicare ai nuovi beneficiari le già pesanti regole degli assegni dei lavoratori dipendenti.
Un esempio per tutti: i redditi "autonomi" sono in ogni caso a rischio di accertamenti analitici del fisco, quindi a correzioni e a recuperi a distanza di anni, con i conseguenti riflessi sul diritto alle prestazioni familiari. Una situazione sconosciuta ai redditi dei dipendenti, da sempre definiti e certificati con cadenza annuale dai modelli Cud. La presunzione di certezza dei redditi degli autonomi, in base alla congruità con gli studi di settore, appare utile per il diritto agli assegni, ma a patto che i sussidi liquidati dall'Inps non siano più toccati, qualunque sia il destino dei redditi che hanno dato origine al diritto.
Autonomi pensionati. Intanto l'Inps, costretto dalle norme, ha provveduto a rivalutare in questi giorni i vecchi assegni familiari ancora oggi riconosciuti ai pensionati artigiani, commercianti, coltivatori diretti ed altre categorie agricole.
I nuovi importi, ai limiti del ridicolo: 8,18 euro mensili ai coltivatori diretti e ad altri lavoratori agricoli, 10,21 euro mensili ai pensionati delle gestioni speciali per i lavoratori autonomi, per il coniuge e per i figli. Il loro riconoscimento è inoltre condizionato dai redditi dei familiari: non oltre 645,29 euro mensili per il coniuge, per un genitore, per ciascun figlio od equiparato; non oltre 1.129,26 mensili per due genitori. Finora tutti gli sforzi per cancellare questo pezzo di archeologia previdenziale non hanno prodotto alcun risultato (eccetto per gli armatori e i caratisti). Un'occasione, ora, con i nuovi assegni familiari, per allineare anche le pensioni da lavoro autonomo.
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