Consumatori d'Italia attenzione. Presto potrebbe apparire sulle vostre tavole un nuovo olio di oliva, allungato con altri oli. Una trovata che farà gola a chi vuole speculare su uno dei prodotti migliori del nostro agroalimentare, ma che farà storcere il naso non sono a tutti i consumatori, ma pure a chi l'olio lo produce per davvero. L'allarme è da prendere seriamente, e non solamente dal punto di vista gastronomico. In ballo, infatti, potrebbe esserci buona parte del destino di uno dei comparti di punta della nostra agricoltura.La possibilità di allungare l'olio di oliva con oli diversi e di minore qualità per ottenere prodotti misti, deriva dalla autorizzazione alla produzione di miscele di questo genere, prevista da una norma comunitaria non ancora applicata in Italia. Una cosa seria ' come si è detto -, tanto che, nei giorni scorsi, presso il ministero delle Politiche Agricole Forestali si è svolta una riunione solo su questo tema. Ovvia e giusta la levata di scudi di tutte le organizzazioni agricole del comparto che vedono negli oli 'allungati' semplicemente uno strumento per ingannare i consumatori, danneggiare i produttori e gettare discredito sul Made in Italy nel mondo. Poter allungare l'olio italiano con altri come quello di palma oppure di semi, infatti, sarebbe come spalancare la porta ad ulteriori truffe e sofisticazioni. La posizione dei produttori, quindi, va nel senso opposto: invece che allungare l'olio lo si vorrebbe più trasparente e chiaro, nel senso che su di esso occorre fare chiarezza circa l'origine del prodotto. D'altra parte, esiste pure una legge che obbligherebbe (il condizionale è doveroso), tutti i trasformatori di alimenti ad indicare l'origine e la tipologie delle materie prime usate. Una legge che per molti prodotti deve trovare ancora oggi una sua perfetta applicazione, ma che potrebbe risolvere molti problemi aperti.L'Europa, tuttavia, incombe: se passasse l'applicazione delle sue regole, il futuro del settore sarebbe segnato. Si tratterebbe di un danno non solamente dal punto di vista gastronomico. Basta pensare che l'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva con circa 250 milioni di piante per una produzione nazionale media di oltre 600.000 tonnellate, due terzi delle quali extravergine e con 37 denominazioni (Dop) riconosciute dall'Unione Europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative. Quest'anno, poi, la produzione di olio dovrebbe diminuire in quantità e crescere in qualità. Tra olio d'oliva e olive da tavola, potrebbero essere prodotti quasi 7 milioni di quintali e circa 6 milioni e 300 mila quintali di olio. Certo, come per il vino, anche per l'olio conterà molto il clima, ma a sentire gli esperti pare che la qualità dell'annata sarà fra l'ottimo e l'eccellente ed aumenterà ancora l'offerta di extravergine, biologico e con marchio Dop e Igp.
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