L'incorporazione dell'ex Inpdap nell'Inps, imposta dalla riforma Fornero, ha dato una spinta all'armonizzazione delle due grandi previdenze, quella dei pubblici dipendenti e quella dei lavoratori privati. Ma ancora oggi il percorso è arduo. Il travaso del corposo deficit dell'Inpdap nel bilancio dell'Inps, le numerose differenze nel campo dei contributi e delle pensioni del pubblico impiego (ministeri, enti locali, scuola ecc.) non hanno facilitato in questi anni il compito dell'Inps. L'ultima legge di bilancio è intervenuta in appoggio dell'Istituto di previdenza per avviare un regime di parità contributiva in un settore particolare, quello delle università non statali legalmente riconosciute, un settore che vede presenti anche prestigiose istituzioni accademiche di ispirazione religiosa. Lo spiega in dettaglio lo stesso Inps (circolare 81 dell'8 giugno) dettando le istruzioni per applicare "inderogabilmente" una stessa aliquota contributiva ai professori e ai ricercatori delle università statali e non statali. Finora diverse università private si sono avvalse, per statuto, della facoltà di applicare ai professori e ai ricercatori una disciplina diversa da quella del personale amministrativo, normalmente iscritto all'assicurazione generale. Sulla retribuzione mensile i docenti hanno pagato un contributo dell'8,80% mentre l'università il 17,60%. Ora invece, ai fini del trattamento di quiescenza e a decorrere dal 1° gennaio 2021, il contributo pensionistico a carico del datore di lavoro (università privata) e del dipendente (professore-ricercatore) è dovuto nella stessa misura per il personale delle università statali. Ed è quindi pari a quella della generalità dei pubblici dipendenti, cioè l'8,80 % il dipendente e il 24,20% l'ateneo, raggiungendo l'aliquota complessiva del 33%. La differenza dei versamenti risultanti per il 2021, ma anche quelli che risalgono fino al 2016 (applicando la prescrizione di cinque anni) è posta tutta a carico del bilancio dello Stato e trasferita in dotazione all'Inps. Nessun onere quindi ricade sull'università privata e sui docenti interessati. Alcuni effetti si conseguono invece sulle nuove pratiche contributive a domanda dei docenti (riscatti, autorizzazione ai versamenti volontari ecc.), i cui oneri vengono calcolati sull'aliquota contributiva pensionabile del 33%.
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