Senza la fiducia della generalità dei cittadini nella terzietà, indipendenza e serietà della magistratura è difficile che un ordinamento democratico, che voglia restare fondato sulla separazione dei poteri e sulla loro leale collaborazione, possa vivere e prosperare. Da qui la necessità di comprendere le cause della diminuzione di questa fiducia, i suoi contorni, i percorsi per rafforzarla.
Da alcuni mesi è disponibile (da oggi anche in open access) una ricerca, pubblicata da Franco Angeli, dal titolo "Magistrati e cittadini. Indagine su identità e immagine sociale dei magistrati italiani", curata nel 2014/2015 da due specialisti come Nadio Delai e Stefano Rolando, su impulso della Scuola superiore della magistratura, allora presieduta da Valerio Onida.
Il volume è stato presentato ieri al Csm nel primo dei Martedì su "Giustizia e …", promossi dall'Associazione "Vittorio Bachelet", che si susseguiranno, a intervalli costanti ogni mese e mezzo sino alla fine del 2018. Tutti coloro che, insieme agli autori, hanno preso la parola sulla ricerca (G. Legnini, chi scrive, G. Carofiglio, G. Silvestri e, nel dibattito, V. D'Ambrosio, N. Lipari, P. Morosini e G. Canzio), ne hanno sottolineato il carattere di vera e propria miniera per comprendere il pianeta giustizia.
Primo esempio: la ricerca attesta che anche la quasi totalità dei magistrati, e non soltanto il campione di cittadini coinvolti, reputano necessarie norme più severe sul passaggio di magistrati in politica e sul ritorno in magistratura (indicazione che potrebbe essere tenuta presente dal legislatore) e che una larga maggioranza dei medesimi magistrati è disponibile ad attenuazioni di norme di privilegio in tema di trattamenti economici e previdenziali, d'accordo su questo con oltre due terzi dei cittadini (indicazione da ponderare nell'associazionismo dei magistrati).
Secondo esempio: sul fondamentale tema delle pressioni - interne (i "capi" degli uffici, i colleghi) ed esterne (politica, media, poteri economici) - che possono influenzare l'indipendenza del magistrato, vi è una netta differenza tra percezione dei cittadini (che le considerano numerose e forti) e quella dei magistrati se riferita alla loro esperienza personale, ma non se riferita alle pressioni esterne sulla magistratura in generale. Il che conferma il delicato ed essenziale ruolo dei media. Nella società della diffidenza è naturale che non esistano zone franche, per definizione destinatarie della fiducia collettiva: questa si deve conquistare ogni giorno. Recuperare fiducia nella magistratura, soprattutto in questi tempi, è condizione imprescindibile per il buon funzionamento del buon modello costituzionale di giudice e magistrato.
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