C'è un ritornello che Gesù ripete spesso, alla fine di una parabola o di un insegnamento, tanto da essere diventato un'espressione tipica del suo parlare: «Chi ha orecchi per intendere, intenda». Noi abbiamo orecchi per udire? Possiamo dire di saper ascoltare veramente? E di ascoltare Gesù per davvero? Grande sfida interiore, quella di metterci in ascolto. Comporta un'autentica conversione, una sorta di rinascita della nostra anima.
Il senso dell'ascolto ha a che vedere con la prontezza. Essere pronti per. Una buona immagine dell'ascolto spirituale è quella degli atleti all'inizio di una corsa, raccolti in attesa del segnale di partenza. Chi ascolta si crea dentro di sé una vigilanza, un'attenzione che gli permetta di agire con diligenza e fedeltà in ogni frangente, senza eccezioni. La qualità dell'ascolto interiore determina la qualità della risposta. Anche senza rendercene conto, noi a ogni momento stiamo rispondendo, dicendo di sì o rifiutando, apriamo il nostro cuore a Gesù o gli sbarriamo la porta. «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
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