Anche un orologio rotto ha ragione due volte al giorno, negli unici momenti in cui espone l’orario giusto. Le lancette non girano con la regolarità degli ingranaggi che, costanti e precisi, donano al quadrante l’esposizione del minuto da mostrare. Se un orologio rotto ha ragione almeno due volte al giorno, mi aspetto che chiunque su questa terra possa avere il diritto di avere ragione almeno una volta al giorno. Certo, ci sono giorni nei quali uno non ha mai ragione, mica siamo un orologio rotto. Viviamo, ci spostiamo, urliamo, sonnecchiamo. Cantiamo, ci arrabbiamo, giochiamo. L’orologio rotto, invece, attende solo il suo momento di gloria per sentirsi vivo e utile, anche se di fatto è morto. Noi, che siamo vivi, possiamo raccontare una storia diversa, pensare che chiunque può avere ragione ogni tanto. Succede invece – almeno, a me – di leggere un pensiero o ascoltare un discorso e metterlo automaticamente nel cassetto mentale delle cose che hanno poco senso. Mi capita perché la firma che porta il discorso o la persona che lo esprime (alla tv ma anche alla riunione di condominio) non la stimo. Cosa mai potrà uscire dalla bocca di una persona che non stimo? Frasi con poco peso, di poco spessore. Anzi, so già cosa dirà o cosa intenderà dire.
Provate a fare un esercizio: prendete un libro qualsiasi di aforismi e fate coprire a qualcuno il nome di chi li ha scritti. Poi leggete: quanti pensieri, sparsi in qua e là, saranno vicini al vostro pensiero! Letta una pagina di aforismi, provate a togliere la parte che era stata coperta, con il nome di chi li ha pensati. Avrete sorprese. Questo succede nel quotidiano: si inizia un discorso con qualcuno e si hanno dei pregiudizi che, seppur spesso legittimi, rischiano di diventare invalidanti per una discussione, per l’apertura mentale che si dovrebbe a tutti e, in primo luogo, a noi stessi. Come la fiducia in orologio rotto che, fiero, due volte al giorno continua a segnare l’ora giusta.
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