Norma, "l'anziana per il clima” che sfida il governo svizzero
giovedì 2 gennaio 2025

A fare la calza a tempo pieno non ci pensa nemmeno, sebbene abbia ricevuto il non simpatico invito parecchie volte. Norma Bargetzi-Horisberger ha un sorriso aperto, una massa di morbidi ricci biondo chiaro e soprattutto una gran voglia di futuro buono e pulito per sé, per le altre come lei e per i più giovani.

Norma è una delle “Anziane per il clima”, il gruppo di battagliere pensionate svizzere che ha fatto causa al governo elvetico perché non fa abbastanza per la riduzione dei gas serra. Il 9 aprile 2024 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), che ha sede a Strasburgo, ha dato ragione a Norma e alla altre. «Ma la Svizzera non ha riconosciuto la sentenza», racconta lei in videocollegamento WhatsApp dal salotto della sua casa sul lago di Lugano.Non priva di autoironia – le “Anziane per il clima” si definiscono «esperte in vampate di calore... » – Norma spiega che il fatto di essere in età di pensione è il requisito indispensabile per diventare socie del movimento, in quanto solo così si può avere lo status di vittime dell’inquinamento globale.

Il perché lo spiega lei: «Per poter citare uno Stato in tribunale bisogna essere un gruppo di persone vulnerabili. Documentandoci, abbiamo scoperto che nell’estate del 2023, particolarmente torrida, le donne anziane erano state tra le categoria maggiormente colpite dai decessi per il caldo». Con l’aiuto di Greenpeace, le prime 150 socie – oggi sono 2.500 , più altri 1.500 sostenitori e sostenitrici di varie età – hanno intentato causa al Dipartimento federale svizzero competente, poi al Tribunale amministrativo e a quello federale, con risultati nulli.

Da qui la decisione di alzare il livello e di arrivare alla Cedu. «Il governo federale insiste di essere in regola, ma non è vero: la Svizzera non ha ancora stabilito il suo budget di anidride carbonica, (cioè la quantità di CO2 che può ancora essere immessa in atmosfera se si intende mantenere il riscaldamento globale al di sotto di limiti specifici, ndr). E inoltre da grande potenza finanziaria qual è, non obbliga le banche a tenere conto delle ripercussioni ambientali dei progetti miliardari che sostengono e che possono avere effetti disastrosi».

Norma è la responsabile del gruppo per la Svizzera italiana. Classe ‘55, ha una lunga carriera nel sociale, anche come terapeuta, mamma e nonna affidataria. «Mi sono sempre interessata di sostenibilità, poi cinque anni fa ho aderito al comitato “Anziane per il clima”. Facciamo sensibilizzazione sul territorio, andiamo nelle parrocchie e nelle scuole, organizziamo Green day e laboratori. All’epoca erano solo i giovani a fare rumore, a loro era delegata ogni preoccupazione e ogni lotta per il cambiamento climatico. Ora ci siamo anche noi. Con quelli che potrebbero essere i nostri nipoti c’è una bella intesa, lavoriamo insieme su diversi progetti».

Per i giovani il clima è una questione di futuro, per gli anziani riguarda il presente, ma per molti versi anche il passato. «Da bambina andavo sui ghiacciai, ce ne erano di grandi e di piccoli. Adesso quello piccoli sono scomparsi e quelli grandi si sono ridotti», spiega Norma. E poi ci sono i gesti concreti. «I miei nonni mi hanno insegnato l’amore e il rispetto per tutto ciò che è vivo e cresce, mi hanno abituata a uno stile di vita non consumistico. Per esempio io da dieci anni non viaggio in aereo. Salgo sul treno o sulle navi, e mi guardo attorno… ».

Ed ecco la battuta sorniona: «Del resto, me lo posso permettere: siamo pensionate, abbiamo tempo». Le “Anziane per il clima” sono state dileggiate, trattate come attempate piantagrane. Come reagite? «Sì, c’è un po’ di misoginia e di ageismo nei nostri confronti. Ci siamo chieste se dovevamo raccogliere queste frecciate. Personalmente ho deciso di lasciar correre e intervenire solo nei casi più gravi».

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