Sant'Antonio abate è uno dei testimoni della fede più cari alla devozione popolare anche perché il suo culto ha radici antichissime ed è attestato già attorno al V secolo. La sua vicenda esistenziale affascina e colpisce perché ci ricorda che anche i grandi santi devono fare i conti con le povertà tipiche della nostra umanità. Nato in Egitto a Coma attorno al 250, a 18 anni circa rimase orfano ed ereditiero; decise di rinunciare a tutti i propri beni, però, perché era attratto dall'ideale di vita evangelico, basato sulla povertà. Si ritirò quindi nel deserto, dove l'insidia più grande era quella delle tentazioni, che lo spingevano a tornare alla sua vecchia vita. Trovò quindi un luogo ancora più isolato, in una rocca abbandonata sul Mar Rosso e vi visse per 20 anni, fino a quando la sua fama di santità cominciò ad attirare troppi "discepoli". Si spostò ancora, nella Tebaide e qui visse altri 60 anni. Lasciò il suo romitaggio solo due volte per aiutare i cristiani di Alessandria nella persecuzione. Fu sant'Atanasio, suo discepolo, a raccontare la sua storia, giunta fino a noi.
Altri santi. San Giuliano Saba, eremita (IV sec.); san Marcello, vescovo (V sec.).
Letture. Romano. 1Sam 3,3-10.19; Sal 39; 1Cor 6,13-15.17-20; Gv 1,35-42.
Ambrosiano. Is 25,6-10a; Sal 71 (72); Col 2,1-10a; Gv 2,1-11.
Bizantino. Eb 13,17-21; Lc 19,1-10.
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