Ancora "sede vacante" per il Fondo
giovedì 16 gennaio 2020
La legge che regola il Fondo Clero (n. 903/1973) assegna ad un "Comitato di vigilanza" la gestione dell'assicurazione pensionistica dei sacerdoti e, in particolare, l'esame dei ricorsi in materia di contributi e di pensioni presentati dagli iscritti e la formulazione di pareri normativi. Un decreto ministeriale rinnova ogni quattro anni la composizione del Comitato, seguendo le designazioni delle confessioni religiose che vi sono rappresentate. Compito questo che le confessioni interessate hanno assolto già agli inizi della scorsa estate, comunicando al Ministero i propri rappresentanti, ben in anticipo sulla data del 12 ottobre 2019, scadenza della precedente consiliatura del Comitato di vigilanza. Gli uffici ministeriali si limitano quindi a prendere atto di queste indicazioni e a stilare il relativo decreto. Da allora la ricostituzione del Comitato di gestione, un provvedimento ministeriale fra i più semplici, non è stata ancora effettuata, con tutti i riflessi e le pendenze per una ordinata gestione. Purtroppo il Fondo non è nuovo a queste situazioni. Il silenzio e il ritardo del Ministero del lavoro, che durano ora da oltre sei mesi, provocano un evidente imbarazzo nello stesso Istituto di previdenza, dal momento che insieme al Fondo Clero altri tre Fondi si trovano nella stessa impasse e, ad oggi, non si intravede la conclusione di questa interminabile attesa.
I sacerdoti che hanno presentato un ricorso contro un provvedimento dell'Inps sono in lista d'attesa, alcuni da lungo tempo, per ottenere una decisione positiva o negativa, ma che in ogni caso sarà emessa oltre i tempi ad essi garantiti dalla legge. La mancanza del nuovo Comitato sta bloccando la decisione su ricorsi di rilievo, come la "Riduzione di un terzo" della pensione clero per i sacerdoti titolari anche di una pensione della scuola. Altro decisivo contenzioso riguarda la pensione con Quota 100 sulla quale spicca da più di un anno il silenzio dello stesso Inps. In ogni caso Q100 ha attualmente una durata sperimentale per tre anni, fino a dicembre 2021. Il possesso di 62 anni di età e di 38 di contributi raggiunti nel triennio cristallizzano un diritto che può esercitato anche oltre il 2021.
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