Che a Lampedusa si viva anche nel caos è cosa certa. Caos per l'affollamento insostenibile del centro di accoglienza di richiedenti asilo, eccessivo, esagerato. Caos per la confusione altrettanto esagerata nei cervelli di chi dovrebbe indirizzare, orientare, aiutare: il cervello è vuoto. L'esempio clamoroso viene dal "Giornale" (12/5), a cominciare dal titolo del servizio di Chiara Giannini: «Emergenza immigrazione». La parola "emergenza" è adeguata? Il sindaco Totò Martello dice a Grazia Longo, inviata a Lampedusa ("Stampa", 12/5): «Viviamo questa situazione dal '93 e ancora si parla di emergenza. Ma quale emergenza? È una situazione più che consolidata». Sul "Giornale", nel servizio di Giannini, gli fa eco il parroco, don Carmelo La Magra: «Continuare a chiamare emergenza un fenomeno che si ripete allo stesso modo per decenni serve solo a deresponsabilizzare la politica». Mal gliene incolse! Pronta la replica dei politici. Attilio Lucia, coordinatore della Lega: «Don Carmelo pensi a fare il prete e smetta di far politica. Perché invece di lamentarsi di questa situazione non si dà da fare per bloccare l'invasione?». Eccola la parola magica: invasione.
Il meglio del peggio arriva però da Rosario Costanza, coordinatore di Forza Italia: «Perché non manda una lettera scritta a papa Francesco chiedendogli che si cominci con il suo aereo a fare voli umanitari per non far rischiare la vita ai clandestini per mare?». Apprendiamo qui che il Papa «ha un aereo», e il Vaticano ce l'ha sempre nascosto! E che per i «voli umanitari» basta atterrare in Libia, caricare «clandestini» (sic) e portarli in Italia. Costanza ignora che il Vaticano non ha alcun aereo; che i «voli umanitari» richiedono trattative accurate e le Chiese (cattolica ed evangeliche) li organizzano da anni con Sant'Egidio e il governo italiano; che la (pur nobile) parola «clandestino» denota disprezzo e va evitata. Quanto al luogo comune dell'emergenza, ecco Roberto Saviano ("Corriere", 12/5): «L'emergenza migranti c'è, ma (…) non è emergenza invasione ma emergenza umanitaria». Uno come lui sa fare molto meglio.
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