Ci sono almeno tre buoni motivi per i quali condivido, idealmente e concretamente, il post che Chiara Bertoglio ha intonato sul suo blog ( tinyurl.com/y6snpfpn, poi ripreso da "Vino Nuovo") la domenica delle Palme. Il primo motivo è che vi si vede come la passione per la musica, che in lei è divenuta professione, si intreccia con la Passione di nostro Signore, attraverso le prove di una composizione di Bach che questa musicista ha «sempre sognato di poter cantare» e che ora, finalmente, può «assaporare dal di dentro», fino a vivere «diversamente la Passione di Cristo». Il secondo motivo è la dimostrazione che un artista non ha solo la via, inevitabilmente narcisistica, dell'esibizione davanti a un anonimo pubblico per trasmettere le sue passioni, ma anche quella di fare, con la sua arte, un dono mirato. In questo caso il destinatario è un frate novantasettenne: si è meritato il dono non solo perché è «innamoratissimo della musica e delle cose belle», ma anche in quanto attraverso i «suoi occhi, liberi, limpidi e trasparenti, che dicono una lunga vita vissuta nella bontà e nel servizio», si vede la croce di Cristo che «brilla nel profondo del suo cuore». Il terzo e più importante motivo è che la blogger, mentre ci dice quanto bene questo frate sa amministrare il sacramento della riconciliazione, in effetti si confessa lei stessa, con umile trasparenza. Si dipinge perfettamente consapevole di «quanto fango c'è, intorno alla scintilla di luce che Dio ha seminato» nel suo cuore; «so benissimo quante volte non sono come dovrei, non amo come potrei, non ascolto la voce di Dio che sussurra al mio cuore», dichiara; parla di sé come di una persona infedele a «come Dio sogna che sia». Ma anche testimonia il perdono e la pace che le vengono quando lascia «brillare il nome e la croce di Cristo nel profondo del cuore». Sono certo che, condividendo nella vasta rete delle sue relazioni digitali il sacramento che ha ricevuto, Chiara Bertoglio abbia spinto altri, in questi giorni propizi, ad accostarsi al confessionale.