Idue anziani sulla solita panchina. Si incontrano ogni fine settimana in un'isola di verde tra le due strade della città.
«Ciao, come è che non ti ho più visto? Si sta male qui da soli».
«Lo so ma mi sono fatto male a un piede, e vedi che porto il bastone? Mi è passato vicino uno di questi diavoli con il motorino e ho preso una storta. Si fosse fermato!».
«Per fortuna c'è la tv che ti fa passare il tempo quando non puoi uscire. Tu invece sempre a leggere i giornali. Anche oggi che è sabato. Cosa ti interessa? La politica che non fai, non vai neanche a votare. Forse lo sport che non vai mai a vedere una partita neanche se ti invitano, la musica? Ma se sei stonato e non sai cantare neanche la “bela Madunina” o “quanto sei bella Roma...”».
«Perché pensi che questi, che vedi qui, non ci sarebbero per un altro che promettesse qualche cosa di più? Se fosse richiesto anche solo un soldo per partecipare ad un comizio vorrei vedere chi ci andrebbe».
«Sei come sempre sul negativo».
«Vedi bene che i migliori trascinatori di popoli sono sempre stati di animo deciso e di parola forte, di destra che di sinistra. Poi magari ce ne siamo lamentati quasi fossimo stati trascinati nel sonno».
«Certo che la nostra politica personale gira solo attorno quasi sempre a ciò che considera negativo per noi e sente i problemi che ci toccano da vicino, il resto quasi non ci interessa. Chi va in piazza per protestare in favore di leggi per l'Olanda o per correre in difesa di iniziative per il popolo rumeno? Siamo Europa, ma abbiamo una vista breve. Non abbiamo ancora capito che saremmo più ascoltati, quindi più forti se portassimo sulle piazze anche ciò che è ancora nei sogni e nelle promesse di tutti gli altri Stati».
«Io non mi sento europeo. Non ho mai visto un deputato di Europa venire sulle nostre strade a raccontarci cosa in pratica ricade su ognuno di noi di quel lavoro, quasi nascosto, che noi stessi gli abbiamo affidato».
«Purtroppo le notizie che ci girano attorno hanno spesso uno stile negativo quando ci riferiscono problemi europei che ricadono su tutti e su ognuno».
Ero li vicino e mi sembrava strano che due uomini d'età avessero scelto quella panchina tra due strade della città così rumorose, per raccontarsi la loro settimana come erano abituati a fare. E come tutte le storie cominciavano sempre così:
«Non vedi che porto il bastone? Già tanto va tutto male: il tempo non è più quello di una volta: piove dove non serve mentre va a secco la campagna dove ci vorrebbe acqua».
«Taci che non sai fare altro che brontolare. Non leggi i giornali?».
«Si è per questo che brontolo. Quando i miei nipoti mi chiedono spiegazioni sulla politica, sui comizi, sulle piazze gremite di gente che urla non so spiegare dove è la verità».
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