L'antica arte di saper vivere di William B. Irvine, è una "guida alla gioia stoica" (Piano B, pagine 282, euro 18,00). Irvine è americano, e si sente. Seneca, Epitteto, Marco Aurelio sono convocati all'americana per costruire un breviario del ben vivere un po' come se si trattasse di consigli per gli acquisti, il che può ben essere utile, ma i classici dello stoicismo sono presentati come scoperti per la prima volta, senza quello spessore e quella "devozione" che differenziano la cultura europea da quella transatlantica. Forse c'è un po' di snobismo in quello che sto dicendo, ma è questione d'orecchio. Comunque, c'è sempre da imparare, anche dagli stoici in salsa americana (ketchup). Il libro di Irvine è diviso in quattro parti: la prima è una breve presentazione dello stoicismo; la seconda riguarda le tecniche psicologiche stoiche; la terza raccoglie un florilegio di consigli stoici; la quarta tenta una valutazione dello stoicismo per la vita moderna. L'obiettivo della filosofia di vita degli stoici è moderare i propri desideri, persuadere noi stessi a desiderare ciò che già possediamo. Fra le tecniche psicologiche stoiche, grande rilevo ha la "visualizzazione negativa": significa «immaginare di perdere quello a cui teniamo di più - che nostra moglie ci lasci, che la nostra auto venga rubata e il lavoro perduto». Lungi dal causare pessimismo, questo atteggiamento indurrà ad apprezzare maggiormente la propria moglie, la propria auto, il proprio lavoro. Lo stoico non è un distaccato atarassico, anzi, vuole godere di più la propria vita. Anche il pensiero della propria morte non lo deprime: vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo non induce a cambiare le proprie attività, ma a «cambiare il nostro stato d'animo mentre svolgiamo tali attività». Per esempio, «la pratica di ringraziare per il cibo - una qualsiasi preghiera di ringraziamento - non è che una forma di visualizzazione negativa. Ringraziando prima di un pasto ci fermiamo a riflettere, anche solo per un attimo, sul fatto che ciò che abbiamo nel piatto avrebbe potuto anche non esserci». Pratica che «ha la capacità di trasformare un normale pasto in un'occasione da celebrare». Gli stoici insegnano anche come reagire (cioè non reagire) alle offese, agli insulti. Si può reagire all'insulto con l'umorismo, ma meglio ancora con il silenzio. Infatti, «se usare l'umorismo in risposta a un insulto dimostra che non prendiamo sul serio né l'offesa né chi l'ha proferita», una non risposta «rivela tutta la nostra indifferenza alla stessa esistenza dell'insultatore». Quanto alla compatibilità dello stoicismo con il cristianesimo, possiamo concludere che lo stoicismo insegna a vivere le cosiddette "virtù umane" sulle quali si innestano le virtù soprannaturali. Infatti, spiega san Tommaso, Gratia supponit naturam et perficit eam, la Grazia presuppone la natura e la perfeziona. Quindi, un po' di stoicismo irrobustisce le basi della fede.
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