Anche la televisione aiuta a fare Memoria
martedì 28 gennaio 2025
In occasione del Giorno della memoria le tv si mobilitano come non mai. E questo è positivo. Magari lo potrebbero fare anche in altre occasioni, ma non lo fanno. Teniamoci pertanto buono questo momento in cui le varie reti, pubbliche e private, con poche eccezioni, svolgono un servizio pubblico. Fatto sta che al ricordo della Shoah e delle persecuzioni razziali sono stati dedicati numerosi film, documentari, dibattiti, dirette e speciali giornalistici, sia ieri, 27 gennaio, che nei giorni precedenti. Da qualche anno, per la circostanza, le tv guardano anche ai più giovani, ai ragazzi e alle loro famiglie. È così che questa volta la Rai, ad esempio, ha proposto due cartoni animati piuttosto originali, sia pure per motivi diversi: Anna Frank e il diario segreto e Un nome che non è il mio. Il primo, sabato sera su Rai 3, essendo un film vero e proprio diretto da Ari Folman è stato inserito nello spazio Al cinema con… condotto da Maria Latella alla presenza dell’attore, cantante e scrittore Moni Ovadia. Il secondo, un cortometraggio di una dozzina di minuti a firma di Dario Piana, è stato messo in onda ieri nel tardo pomeriggio su Rai Gulp mentre per l’intera giornata è stato proiettato in una delle Stanze della testimonianza del Memoriale della Shoah della Stazione centrale di Milano. L’originalità del lavoro di Folman sta nella storia, nell’aver dato vita a Kitty, l’amica immaginaria alla quale Anna Frank indirizza il suo diario. È attraverso Kitty, nella Amsterdam di oggi, che viene ripercorsa la vicenda della giovane ebrea tedesca morta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen e al tempo stesso dimostrato come anche nel mondo contemporaneo siano presenti soprusi e ingiustizie, ad esempio nei confronti dei migranti. Il film, che non manca di poesia, è quindi anche un inno all’accoglienza oltre che un grido contro la ferocia nazista. L’originalità del cortometraggio Un nome che non è il mio sta invece in un aspetto più formale,
nell’avere cioè inserito il cast di attori in carne ed ossa in un contesto di «realtà pittorica» in cui gli ambienti circostanti sono stati realizzati con disegni originali all’acquarello grazie alle illustrazioni di Michele Tranquillini. In un secondo momento, anche gli attori reali sono stati trattati in acquarello per ottenere un effetto pittorico generale unico e coinvolgente. In ogni caso la storia, liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Nicola Brunialti, è quella reale dell’eroina polacca Irena Sendler, la «Schindler di Varsavia», che portò fuori dal ghetto quasi tremila bambini ebrei, affidandoli a famiglie polacche o a istituti religiosi. Anche qui il salto indietro nel tempo diventa indispensabile per richiamare alla mente ciò che è accaduto e chiedersi perché si accaduto, ma anche per far sì che la memoria diventi portatrice di un senso per la costruzione di un futuro di umanità. © riproduzione riservata
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