domenica 28 gennaio 2024
Una banda di ragazzi in cammino sull’Alta Via Numero Uno, nelle Dolomiti. Era estate. Avevamo gambe buone e un grosso zaino in spalla. Sei ore al giorno in marcia, la notte a dormire nei rifugi. Giovani giornalisti, medici neolaureati. La vita ci era tutta davanti. L’Alta Via a tratti è erta, toglie il fiato, e allora si taceva. Scendendo invece discutevamo, del mondo, di politica. Litigavamo, ridevamo - quanto ridevamo. La faccia che ho in mente è quella di Carlo, giovane dottore. Piccolo di statura, spiritoso, salace. Cantava, quando il sentiero non tirava troppo, canzoni d’amore inventate, improbabili: noi lo seguivamo in coro. In cima alla salita più alta Carlo tirava fuori caffettiera e fornellino a spirito dallo zaino e faceva il caffè. Noi sudati, le gambe brucianti di acido lattico: ma quanto buono quel caffè, sotto alle cime rosa dei Cadini d’Ampezzo. In basso i pascoli fioriti di luglio, un’abbondanza infinita. In alto, ma vicine, nuvole vagabonde. A volte un tuono ci metteva in fuga, e un temporale ci infradiciava fino alle ossa. Ma come tutto era lieto sull’Alta Via Numero Uno, e quanto era giovane Carlo, con la sua caffettiera sul fornello. L’aveva in faccia, l’intera vita davanti. Com’eravamo giovani anche noi: felici e ignari di esserlo. Accade, talvolta, a vent’anni. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: