Alla fine anche lei, la mite vecchina dai candidi capelli, la nobile sopravvissuta al campo di sterminio che di odio ne ha visto e incassato a chilotoni, ha ricevuto lo schizzo fatale che ha fatto traboccare il vaso, meglio il barile e ha sporto denuncia. Liliana Segre, 92 anni, lo ha fatto sapere durante il primo Forum nazionale delle donne ebree d’Italia tenutosi a Milano. Leggiamo sul “Corriere” (10/11): «Gli insulti a Segre erano arrivati anche lo scorso anno quando la senatrice a vita si era fatta fotografare all’ospedale Fatebenefratelli di Milano mentre riceveva il vaccino. Un gesto che aveva scatenato una tempesta d’odio in rete. Una vicenda che si è ripetuta in questi giorni sui social network, dov’è comparso un finto articolo di un quotidiano in cui la senatrice a vita insultava i no vax, un falso che però ha scatenato per l’ennesima volta gli hater». Perfino minacce di morte. La “Stampa” (10/11) dedica all’odiosa vicenda d’odio una pagina intera con il commento di Elena Loewenthal (titolo: «Non possiamo permetterci di dimenticare»), donna ebrea, che era lì a Milano ad ascoltarla: «Quando parla lei ci sentiamo tutte figlie sue e non siamo poi così sicure di non avere paura». Amarissimo il finale dell’intervento di Segre, riportato sia nella ricca cronaca di Monica Serra sulla “Stampa” (10/11) sia nel più stringato servizio del “Manifesto” (10/11): «Penso purtroppo che alla fine ci sarà su di noi ebrei solo una riga sui libri di storia, così come è successo agli armeni, dopo il loro genocidio». Alla notizia la “Repubblica” dedicata un inquadrato, “Giornale” e “Fatto” nulla. Taglio basso per “Libero” (10/11): «All’odio sui social risponde con la linea dura». Commenta Claudia Osmetti: «Signori, cerchiamo di capirci. Le opinioni sono legittime (quelle di tutti, sia chiaro). Gli insulti e le minacce no. Segre fa bene a difendersi e a sporgere denuncia, in confronto non passa per l’odio e le intimidazioni. Ci mancherebbe». Sospirone di sollievo.
Solo apparentemente estranea alla vicenda Segre è l’assai istruttiva intervista di Stefano Lorenzetto all’ex guardacaccia Giancarlo Ferron (“Corriere”, 10/11). Domanda: «Chi sono i bracconieri?». Risposta: «Delinquenti abituali, disturbati mentali che uccidono per dimostrare la loro virilità». Come tanti odiatori.
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