Il lungo «Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo» si è aperto martedì scorso in casa Rai con i programmi del mattino, compresa la diretta dal Quirinale su Rai 1 per la cerimonia ufficiale con il presidente Sergio Mattarella, e si è chiuso poco prima di mezzanotte su Rai Storia con il docufilm di Piergiorgio Curzi Aldo Moro, memorie di un professore. Del resto la scelta del 9 maggio si deve proprio alla data in cui nel 1978 fu ritrovato in via Caetani a Roma il corpo senza vita dell’allora presidente della Democrazia cristiana ucciso dalle Brigate rosse. Riproposta nel corso della giornata e poi trasmessa più volte anche ieri una puntata di Passato e presente del 2018, condotta da Paolo Mieli con ospite il professor Umberto Gentiloni, incentrata soprattutto sul doppio funerale di Moro, quello privato voluto dalla famiglia e quello in San Giovanni in Laterano, senza la salma, presieduto da Paolo VI, che secondo Gentiloni rappresentò l’autorevolezza del Papa contrapposta alla debolezza dello Stato. Tornando invece al docufilm Aldo Moro, memorie di un professore, che si basa sul Memoriale che lo statista democristiano scrisse durante la prigionia e che rappresenta comunque un bilancio di trent’anni di vita civile e politica italiana, l’aspetto interessante sta soprattutto nelle testimonianze di un allora socialista (Giuliano Amato), un comunista (Emanuele Macaluso) e un democristiano (Ciriaco De Mita), che permettono, più di altre, di ripercorrere i momenti più significativi della carriera di Moro dalla Carta costituzionale al compromesso storico. A questo punto poco importa che la parte di ricostruzione fiction sia un po’ approssimativa. Molto più significative le immagini di repertorio che aiutano a capire il contesto in cui avvenne il sequestro e l’uccisione di Moro.
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