Covid-19 colpisce duramente il commercio mondiale. E quello agroalimentare non è immune dal colpo, anzi. Stando alle stime dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il taglio a livello generale potrebbe essere tra il 13 e il 32%, quello per l'agroalimentare sarà proporzionato al dato generale. Confagricoltura, in una nota, dice che per il buon agroalimentare nazionale si può già parlare di un tracollo che vale oltre 4mila miliardi. Mentre Coldiretti da qualche giorno ha lanciato un allarme chiaro: a rischio è la sicurezza alimentare del Vecchio Continente. Ma quindi che fare?
«Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump – spiega l'organizzazione dei coltivatori diretti – ha annunciato aiuti per il settore agricolo statunitense pari a 19 miliardi di dollari (16 miliardi di aiuti diretti e 3 per gli acquisti di latte, carne e ortofrutta per gli indigenti) che si aggiungono ai 28 miliardi già erogati per risarcire i produttori delle perdite provocate dalla guerra commerciale con la Cina». Una montagna di soldi la cui altezza è commisurata alla gravità della situazione. Proprio gli Usa sono l'esempio da seguire e che si riassume in un solo concetto: sostegno a tutti i costi del settore agroalimentare.
Per questo ha ragione Coldiretti nel sottolineare che serve «una robusta iniezione di liquidità alle imprese agricole». Soldi, dunque, che per ora sono pochi. «Il primo importante pacchetto di misure proposto dalla Commissione europea va completato», dice infatti Coldiretti. Cosa non facile certamente, ma obbligata. Non basta, cioè, l'attivazione di quanto già previsto dagli accordi per i ritiri dal mercato, ma, chiedono i coltivatori, «servono misure eccezionali opportunamente finanziate».
E occorre anche una «assunzione di responsabilità da parte di tutte le componenti della filiera», come dice Confagricoltura che aggiunge: «La crisi non sarà di breve durata. Per salvaguardare la produzione e l'occupazione, è necessario riconquistare gli spazi oggi occupati dalle importazioni. L'obiettivo è quello di continuare a promuovere il consumo dei nostri prodotti, anche quando la fase più acuta dell'emergenza sanitaria sarà alle spalle». Strategia, quindi. Ma anche diplomazia, e ad alto livello. Che presto potrebbe trovare un campo di prova. A metà maggio l'amministrazione Usa ha in programma la revisione delle attuali tariffe doganali, che potrebbe colpire ulteriormente i prodotti agroalimentari in arrivo dall'Italia.
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