Nell'ultimo anno in Italia sono nate oltre 35mila imprese agricole, spesso condotte da giovani. A questo dato -
emerso dalle analisi svolte da Coldiretti sulle rilevazioni Movimprese riferite al 2004 - è possibile affiancarne un altro: fra i sogni lavorativi dei giovani universitari (rilevati dal mensile Campus), ai primi posti è anche quello di aprire un agriturismo, prima ancora di diventare manager di una multinazionale. Tutto ciò deve far pensare. Che crescano le imprese in agricoltura è certamente una indicazione della vitalità che questo comparto può ancora avere. Una condizione che, d'altra parte, appare spesso come molto lontana dalle cronache, fatte più che altro di bisticci sugli aiuti comunitari, di strascichi della ancora non risolta questione delle quote latte oppure, ancora, dagli eterni dibattiti sulla bontà più o meno sicura degli alimenti Ogm, così come di quelli Dop e Igp.
Per non parlare dell'esercito di prodotti tipici che ormai popola l'Italia agroalimentare. Accanto a tutto ciò, invece, emerge il mondo di chi - prevalentemente giovane - decide di scommettere la propria vita in agricoltura. Magari con un'attività che dai campi parte per arrivare a traguardi molti distanti da quelli tradizionali. È così che fra i giovani agricoltori è possibile non solo trovare chi produce ottimi vini oppure cereali, ortaggi e frutta, ma anche chi decide di differenziare i prodotti tradizionali oppure di fatto di idearne di nuovi. A confermare la bontà di determinate scelte, d'altra parte, sono i numeri che parlano chiaramente. I circa centomila giovani agricoltori (cioè sotto i 35 anni di età), presenti in Italia, riescono con aziende di meno di dieci ettari ad ottenere un fatturato del 75% più alto della media nazionale e accrescendo sempre più della media l'occupazione.
Si tratta di imprenditori agricoli al di sopra della media degli agricoltori dello Stivale. I giovani che lavorano in agricoltura hanno generalmente un titolo di studio superiore, preferibilmente economico, ha una totale familiarità con le Ict, conosce almeno una lingua straniera, ha seguito percorsi di specializzazione o di formazione extrascolastici. Soprattutto però, si tratta di giovani che guardano alla propria impresa in maniera multifunzionale: tentano di sfruttare anche le altre possibilità che l'avere una azienda agricola comporta. Certo occorre fare molta attenzione. Tutto questo, infatti, porta con sé
una buona dose di retorica e di demagogia che si traduce in frasi del tipo: «Si può innovare tornando alle origini» oppure «è possibile recuperare competitività investendo in creatività». Così come occorre fare molta attenzione alla distanza che c'è fra l'immagine della natura, della libertà d'impresa, dello spazio per fare e quella che, invece, è realtà di un'impresa agricola che deve essere condotta al pari di una qualsiasi altra attività economica e imprenditoriale. Ma, anche con questo, rimane l'indicazione di fondo: l'agricoltura è viva ed è giovane.
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