Icosti di produzione in agricoltura continuano a diminuire. Cosa buona da un lato, un po' meno dall'altro, perché testimonia, in termini generali, della ancora forte presenza dell'andamento deflattivo dell'intera economia. È comunque in questo quadro che le imprese agricole devono lavorare.
A certificare i numeri negativi di buona parte dei costi di produzione, è stato l'Ismea, che continua ad avere fra i suoi compiti quello di monitorare i mercati agricoli. A conti fatti, spiega una nota, nel terzo trimestre 2016, l'indice Ismea segnala costi di produzione più bassi rispetto a quelli sostenuti nel 2015. Prosegue così, anche nel mese di settembre, la dinamica deflativa dei mezzi correnti di produzione del settore agricolo che, senza soluzione di continuità, continua ormai dal 2014. Detto in numeri, la media dei costi è scesa del 2,2% su base annua. A spingere verso il basso i numeri generali, sono stati ancora una volta i prodotti energetici (-7,9% rispetto al corrispondente periodo del 2015). Altre voci di costo in calo sono state quelle relative ai fertilizzanti e fitosanitari (rispettivamente -3,9% e -1,2%), ma anche quelle dei mangimi (-2,8%) mentre i prezzi degli animali d'allevamento risultano stazionari (+0,2%). A livello trasversale, sono diminuiti i costi relativi a materiali vari, attrezzi e piccoli apparecchi (-5,4%). La conclusione degli analisti dell'Ismea è semplice e chiara. Per ora sono state le imprese del comparto delle produzioni vegetali a trarre maggior vantaggio: i prezzi dei mezzi correnti usati nelle coltivazioni agrarie, leggermente in crescita rispetto ad agosto (0,4%), risultano comunque in flessione nel confronto tendenziale (-2,4% rispetto a settembre 2015). In ambito zootecnico, la situazione non cambia di molto comunque: la flessione è stata attorno ai due punti percentuali. Se continuerà così, alla fine dell'anno i costi di produzione agricoli in termini generali saranno scesi del 2,1%.
È, come si è detto, una dato positivo da una parte: i bilanci delle imprese agricole devono soffrire meno sul fronte della razionalizzazione dei mezzi di produzione. Il problema è che, accanto al calo dei costi, è forte anche quello dei prezzi di vendita, seppur con situazioni molto diverse. Basta pensare ai tracolli dei cereali accanto alle ripresine degli ultimi tempi degli ortofrutticoli; ma occorre sempre tenere conto della conflittualità presente nel comparto lattiero-caseario, che proprio sul prezzo del latte si esplicita con modalità sempre più forti. È comunque alterata la competizione di mercato che rischia di essere basata sulla rincorsa al ribasso fra costi e prezzi più che sulla qualità.
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