Non basta essere adulti e avere figli per essere buoni padri e buone madri. L'ho pensato guardando un video, nel quale un papà cinese costringe il figlio di quattro anni a camminare nella neve, a una temperatura di dieci gradi sotto zero, solo con un paio di scarpette e una mutandina addosso. Il bambino piange, implora il padre di prenderlo in braccio, di proteggerlo dalla sofferenza che sta provando. Ma l'uomo, che corre davanti al piccolo e gli ingiunge di proseguire nella corsa, non ci pensa neanche. Ha un'idea nella testa e vuole metterla in pratica. Lui, che si definisce un «papà aquila», si propone di irrobustire nel corpo e nello spirito il suo cucciolo. Dunque dopo le «mamme tigri» siamo passati ai «papà aquile». Dobbiamo forse aspettarci che anche i nonni cinesi si proclamino «nonni leoni» e facciano camminare i nipotini sulle pietre roventi? Penso che siano abbastanza saggi da non commettere tali follie. Sembra proprio che in certe culture i bambini rischino di diventare delle pedine nelle mani di adulti che dividono volentieri il mondo in forti e deboli, in prepotenti e inermi. Meglio appartenere ai primi che ai secondi, pensano. Perciò, invece di educare i piccoli a diventare degli individui equilibrati, capaci di stare bene con se stessi e con gli altri, vogliono farne dei guerrieri in lotta per il potere e la carriera. È l'idea di chi crede in un mondo nel quale non bisogna avere scrupoli, in cui i concorrenti devono essere sgominati, in cui si conta per ciò che si possiede e per la forza con cui si sa comandare sugli altri. È giusto insegnare ai bambini a mettere in gioco tutte le loro energie per dare il meglio di sé in ogni circostanza in cui la vita li mette alla prova. Ma il meglio di sé non si dà soltanto procurando profitto a se stessi. Non danno forse il meglio di sé coloro che curano i feriti in guerra, che assistono gli ammalati soli, che difendono chi subisce violenza? Quanta intelligenza, quanta forza d'animo, quanto rigore ci vogliono per rendere più umano il mondo e migliore la vita dei nostri simili? Un bambino di quattro anni che corre nudo e piangente nella neve, forse un giorno diventerà un uomo che farà soffrire gli altri come hanno fatto soffrire lui da piccolo.
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