Quando ti sbattono contro un treno in arrivo – è accaduto a Seregno (Monza) – finisci tra la banchina e le ruote e ti salvi, ti è andata di lusso: fortuna, nella sfortuna di essere incappato in un branco di coetanei furiosi per un messaggino inviato alla ragazzina “sbagliata”. Il “Corriere” (27/1) titola: «Vendetta per una ragazza contesa. Il rivale lo spinge sotto il treno». La cronaca di Federico Berni riporta le parole di Ciro Cascone (non “Circo”: chi è senza refuso scagli la prima tastiera), procuratore di Milano per i minori: «Purtroppo questi ragazzi ormai non sono più abituati a pensare, credono di vivere in una canzone o in un film: perdono il contatto con la realtà. Pensano di vivere in un reality». Si dirà: episodi del genere, finiti assai peggio, son sempre accaduti... Sì, ma la situazione è peggiorata, e non poco, dopo il Covid e la quarantena. La “Repubblica” (27/1) dedica alla devianza minorile un’inchiesta di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, titolo: «Rapine, risse e omicidi, la carica di violenza dei ragazzi post Covid». Rispetto al 2019 i numeri sono impietosi: rapine più 75%, omicidi volontari più 35%, tentati omicidi più 65%, lesioni dolose più 34%, attentati più 54%, rapine per strada più 91%. L’ultimo rapporto di Transcrime sulle gang di minorenni è inequivocabile: «Diversi studi hanno evidenziato come la recente pandemia da Covid-19 abbia avuto un forte impatto sulla quotidianità dei ragazzi, causando un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive di benessere personale». «Marginalità, dunque – scrivono Foschini e Tonacci – ma anche l’efferatezza della violenza gratuita, l’analfabetismo delle emozioni, la crescita esponenziale dei reati commessi in branco». Il sociologo Marzio Barbagli avverte: «Dietro certi reati non vedo rabbia ma disperazione». E forse la complicità di uno stato alterato della coscienza. Luca Puccini su “Libero” (26/1) riporta i risultati dell’ultimo congresso nazionale della Società italiana di neuro-psico-farmacologia. Un minore su dieci fa uso di psicofarmaci senza ricetta. «Lo fanno per “sballarsi”, cioè a scopo ricreativo. Ma anche per studiare meglio e di più». Senza dimenticare che «il 18% degli studenti ha utilizzato una sostanza psicoattiva illegale nel 2021». Difficile allora essere lucidi e saper pensare.
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