A fronte del pessimismo diffuso che caratterizza la percezione che gli italiani hanno dell'Italia, la notizia d'una multinazionale che decide di investire nel nostro Paese rischia di essere spiazzante. Ha destato sorpresa e stupore, ieri, l'annuncio da parte di Amazon della realizzazione di un nuovo centro di distribuzione a Passo Corese, in provincia di Rieti, con un investimento di 150 milioni e un piano di 1.200 assunzioni (previste) in tre anni.Ma non è una rondine isolata. La sequenza di notizie simili nell'ultimo anno è ormai significativa: s'arricchisce continuamente di nuove fotografie la galleria del premier Renzi sorridente accanto ai vertici di Apple, Cisco, Google, eBay, Huawei e di altri colossi del mercato mondiale che hanno deciso di insediare nuove attività nel nostro Paese.L'Italia è tornata ad essere "attrattiva", non solo per i turisti (che in realtà non l'hanno mai abbandonata del tutto), ma anche per le aziende globali. In termini assoluti, la quantità degli investimenti diretti esteri in Italia è ancora inferiore rispetto a quanto accade in Gran Bretagna, Germania, Francia e perfino in Spagna, a causa del nostro antico deficit di "competitività di contesto". Ma in termini relativi, il trend italiano degli ultimi due anni è molto positivo. E ancor più interessante è l'identikit dei nuovi investitori: si tratta soprattutto di multinazionali che producono o usano in modo rilevante tecnologia, che puntano su un valore aggiunto più alto delle loro produzioni e dei loro servizi e che dunque cercano capitale umano di qualità.Da questo punto di vista non è affatto casuale che i luoghi scelti dalle multinazionali per questi nuovi insediamenti produttivi non siano le metropoli e le zone ad alta intensità industriale, ma (prevalentemente) i paesi della provincia italiana. Dove c'è maggior disponibilità di ingegneri, tecnici e operai specializzati, a "costi" tendenzialmente più bassi rispetto alle aree più avanzate d'Italia e d'Europa.I freddi numeri non ci consentono di abbandonarci a un facile ottimismo. Ma la sensazione, sempre più corroborata dai fatti, è che nel sentiment medio degli investitori internazionali la percezione dell'Italia come possibile destinazione di investimenti globali si sia molto rafforzata. Peccato che gli italiani non se ne siano ancora accorti.@FFDelzio
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