Ma come finiscono, le storie d'amore? Magari con lui che passeggia accanto al fiume, e lei che lo guarda e s'interroga. «…A cosa pensi? A quello che eri, al bambino controvoglia perduto, a tua madre che non sai perdonare, al profumo del tuo primo abbraccio? …A cosa pensi? A quello che sei, all'adulto tanto atteso e mancato, al calore dei tuoi anni bruciati? …A cosa pensi? A quel che sarai, un vecchio orgoglioso e indifeso? Alla rabbia, quella poca che resta? A tuo figlio già deciso a partire proprio adesso che ne avresti bisogno? …È a questo che pensi?».
Non bisogna rispondere. Occorre continuare ad ascoltare la voce profonda e colma di sfumature di quella cantante rossa di capelli, bravissima, che interroga l'inconscio degli uomini innamorati. Sembra di vederla, Milva, cantare A cosa pensi a teatro, il suo regno. Lei appoggiata a una quinta, al centro del palco lui immobile, un po' di nebbia a velarne l'immagine. E d'improvviso, la zampata di Milva, sussurrata da attrice più che da cantante perché certe canzoni bisogna saperle recitare, e nessuno in Italia sa farlo come lei. Uomo, ascolta. «…È a tutto questo che pensi? …O pensi a me, delle volte?». Ecco: è quando si arriva a questo punto, che si capisce come finiscono le storie d'amore.