Non sempre cogliamo esempi utili dai nostri libri polverosi, specie se ci rivolgiamo ai giovani che c’interrogano. Mi chiese una volta mia figlia allora di 13 anni che cosa significasse misericordia e come potessi spiegarle chi è misericordioso. Non riuscii a richiamare esempi alla mente ed ecco mi venne in mente una canzone con le sue parole («cantus» riguarda la musica, «canticum» le parole del canto) che erano notissimi quando ero studente a Pavia. Era un canto composto da quattro musicisti nati nella città inglese di Liverpool. Il nome di questi musicisti lo riferirò in inglese: «Beatles».
Il testo narrava dell’immedicabile solitudine, senza speranza, senz’amore, senza gioia, senza amici di due personaggi che però alla fine del canto si riunivano. A mio parere dimostrava che nel cuore di chi aveva scritto quelle parole (John Lennon e Paul McCartney) c’era misericordia e perciò invitai mia figlia ad ascoltare quella canzone che ignorava. Eleanor Rigby è una donna non più giovane che vive in solitudine vicino alla chiesa. Nessuno mai l’aveva chiesta in sposa ma lei si recava sempre in chiesa specie quando c’erano matrimoni da celebrare. Nessuno le prestava attenzione ma quasi in sogno fingeva di esser lei la sposa di quella cerimonia e raccoglieva a terra i chicchi di riso che ritualmente si gettano sugli sposi quando escono di chiesa.
Il secondo personaggio è padre McKenzie, un vecchio prete di quella stessa chiesa che è descritto mentre di notte alla luce della lampada lima il sermone che dirà domani in Chiesa: ma nessuno ascolterà le sue parole; e poi rammenda nelle ore notturne le sue calze bucate. Ma quando Eleanor morì padre McKenzie la tumulò con le sue mani: così le due solitudini si riuniranno almeno una volta e giungeranno alla fine. Perché nessuno è inutile e solo nel regno di Dio.
© Riproduzione riservata