martedì 10 dicembre 2013
Non sempre cogliamo esempi utili dai nostri libri polverosi, specie se ci rivolgiamo ai gio­vani che c’interrogano. Mi chiese una volta mia figlia allora di 13 anni che cosa significasse misericordia e come potessi spiegarle chi è misericordioso. Non riuscii a richiamare esempi alla mente ed ecco mi venne in mente una can­zone con le sue parole («cantus» riguarda la musica, «canticum» le parole del canto) che e­rano notissimi quando ero studente a Pavia. Era un canto composto da quattro musicisti nati nella città inglese di Liverpool. Il nome di questi musicisti lo riferirò in inglese: «Beatles».
Il testo narrava dell’immedicabile solitudine, senza speranza, senz’amore, senza gioia, sen­za amici di due personaggi che però alla fine del canto si riunivano. A mio parere dimostra­va che nel cuore di chi aveva scritto quelle pa­role (John Lennon e Paul McCartney) c’era mi­sericordia e perciò invitai mia figlia ad ascol­tare quella canzone che ignorava. Eleanor Rigby è una donna non più giovane che vive in solitudine vicino alla chiesa. Nessuno mai l’aveva chiesta in sposa ma lei si recava sem­pre in chiesa specie quando c’erano matri­moni da celebrare. Nessuno le prestava at­tenzione ma quasi in sogno fingeva di esser lei la sposa di quella cerimonia e raccoglieva a terra i chicchi di riso che ritualmente si get­tano sugli sposi quando escono di chiesa.

Il secondo personaggio è padre McKenzie, un vecchio prete di quella stessa chiesa che è descritto mentre di notte alla luce della lam­pada lima il sermone che dirà domani in Chie­sa: ma nessuno ascolterà le sue parole; e poi rammenda nelle ore notturne le sue calze bu­cate. Ma quando Eleanor morì padre McKen­zie la tumulò con le sue mani: così le due so­litudini si riuniranno almeno una volta e giun­geranno alla fine. Perché nessuno è inutile e solo nel regno di Dio.​
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: