Tra il 1943 e il ’45, le valli torinesi Pellice e Germanasca
furono teatro di una Resistenza coraggiosa, di scontri violenti tra partigiani, squadracce fasciste e truppe naziste che non risparmiarono alle popolazioni civili contadine feroci azioni di ritorsione in risposta agli aiuti prestati ai partigiani. In quelle valli, tra piccoli paesi, sentieri, pascoli e semplici baite di povera gente, in quel clima di guerra e di violenze efferate – le stesse perpetrate in tante parti del Paese che si opponeva alla dittatura nazifascista – Andrea Bouchard, uomo eclettico, autore, sceneggiatore e maestro elementare,
ha ambientato il suo ultimo romanzo, Fuochi d’artificio (Salani; 14,90), intrecciando finzione e avventura con la Storia vera. La protagonista, voce narrante, è Marta, tredicenne dal carattere tenace e il fisico acerbo, sfollata insieme al fratello Davide di un solo anno più vecchio di lei, in collina dai nonni. Esile e biondina, bassa di statura, l’aria da bambina, un giorno Marta si sente proporre dal
fratello l’idea di fare qualcosa per la Resistenza. Una lotta segreta, un aiuto da staffette, senza farsi scoprire dagli stessi partigiani che non si sarebbero fidati di ragazzini così giovani. Non senza titubanze e timori, scrupoli, paure e tentennamenti Marta accetta, subito perché non riesce a dire di no, poi perché nel piano saranno coinvolti anche Sara, l’amica del cuore, e Marco, per il quale ha un debole. Ma quando la prima esperienza va a segno aderisce con forza ed entusiasmo alla missione. I quattro si buttano con molta ingenuità ma anche sangue freddo in un’avventura piena di pericoli, sfidando posti di blocco e rastrellamenti, trasgredendo coprifuoco e oscuramenti, mettendo a rischio la vita.
Con iniziativa e intraprendenza, fiuto e fantasia, giocando d’astuzia e d’improvvisazione, tirando fuori un coraggio che mai avrebbe immaginato di possedere, Marta riesce persino a introdursi nella roccaforte del comando tedesco affrontando di testa propria una missione rischiosa ma dagli effetti portentosi. Bouchard regala ai suoi lettori trecento pagine di grande intensità, che raccontano crescita, paure, forza, sogni, tenerezze e batticuori dei ragazzi di tutti i tempi, e ci parlano attraverso l’avventura della lotta partigiana del sentire di una generazione che davanti alla possibilità di contribuire alla liberazione del proprio Paese, non è stata a guardare. Dai 14 anni.
L’antefatto di questa storia vera che viene ricostruita con una gran varietà di documenti è datato
22 maggio 1950, quando un tale Harry Gold, che insisteva nel qualificarsi un semplice chimico di Philadelphia che mai si era allontanato dalla sua città, venne arrestato da due agente dell’FBI. Dopo aver tentato invano di far sparire documenti e materiale che lo inchiodavano, ammise di essere l’uomo che stavano cercando. E che si trovava al centro di una grossa storia tutta da raccontare, iniziata molto tempo prima. Harry Gold si rivelò una spia che intercettava a passava informazioni a un agente sovietico. E la storia era quella della costruzione e del furto dell’arma più distruttiva e letale mai inventata, la bomba atomica. E’ una storia che risale a molti anni prima, ha attori in tutto il mondo, coinvolge laboratori scientifici, incursioni militari, politica internazionale, agenti segreti e spie senza scrupoli. Avvincente e appassionante si legge come un thriller questo volume L’atomica, appena pubblicato dall’editore Il Castoro (15,50 euro), firmato da Steve Sheinkin, americano, autore di libri per la scuola, appassionato ricercatore di Storia. Tutto comincia nel 1939 con la scoperta della fissione nucleare, cioè della possibilità degli atomi di uranio di dividersi in due, cosa che rendeva possibile un tipo di esplosivo tutto nuovo. La notizia, mise in subbuglio il mondo dei fisici. A quell’epoca, Hitler avanzava a grandi passi; scoppiata la guerra, l’interesse della Germania sull’Uranio aumentava. L’America doveva agire. Dagli Usa alla Gran Bretagna, alla Norvegia all’Unione sovietica, in tanti macchinarono attorno a quel segreto. L’epilogo che tutti conosciamo è stato tragico e devastante. Settant’anni dopo è una vicenda da raccontare. Un libro per gli appassionati di Storia e per quanti immaginano che i libri di storia siano solo una gran noia. Un libro per tutti, dai 15 anni.
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