Non basta a Bianca sentire che la danza è il suo futuro e il suo destino: ha solo dodici anni e per convincere mamma e papà che quella è la strada che intende prendere deve lottare con determinazione. Non è facile persuaderli che per lei è tempo di lasciare la piccola scuola di danza del paese e iscriversi all'Accademia. Ma la volontà è tanta e i genitori acconsentono. Passato l'esame d'ammissione il secondo scoglio è il trasferimento nella grande città, lontano dalla famiglia. Che la ragazzina possa andare a vivere da sola è escluso, dunque toccherà al paziente papà Arturo, detto Art, - che non ha un lavoro dipendente - accompagnarla nella nuova avventura. I due affitteranno una casa in città lasciando al paese la mamma e la sorellina. Un'esperienza senza precedenti per il dolce Art alle prese con Bianca e le sue amiche che invadono pacificamente l'appartamento e la sua vita. E che, con la loro vivacità e le loro pretese, metteranno alla prova la sua resistenza. Con "Io, danza, le amiche e papà" (Il Castoro; 15,50 euro) Paola Zannoner, racconta una storia che parla di inclinazioni, passioni e tenacia nel perseguirle, di crescita e di spensieratezza. Di amicizie, di ragazzine inquiete, magari senza troppa voglia di studiare ma ostinate nel perseguire il proprio sogno. Accanto a loro un bello stuolo di genitori, ciascuno con i propri tic. In primo piano resta la figura di Art, un papà talvolta ingenuo ma generoso e ironico che non si sottrae alle fatiche del proprio ruolo. Dai 12 anni. Uno spilungone vestito di nero, il volto costellato di piercing, con una pettinatura assurda, una cresta verde che gli attraversa il cranio rasato: Davì non è certo il tipo che passa inosservato. La gente lo vede passare come un' ombra senza meta tra i marciapiedi della città, la metropoli che da qualche tempo è diventata la sua casa. Perché quella vera Davì se l'è lasciata alle spalle da tempo e definitivamente, insofferente all'impossibilità di comunicare con un padre apatico e patologicamente silenzioso. Del resto anche sua mamma se n'è andata per sempre un giorno d'estate. Nonostante il suo aspetto scoraggiante Davì è un ragazzone con la luce negli occhi, tenero e desideroso di affetto, che inquieta chi si imbatte in lui. Solitario, dorme dove capita, alla stazione o in un angolo della biblioteca, fa qualche lavoretto per un libraio ma in gran parte cammina per la città, Davì ama i libri che una bibliotecaria amichevolmente gli passa, perché quelle pagine hanno il potere di trasportarlo dappertutto e rispondere a tante domande che lo tormentano. Una vita raminga e apparentemente pacifica la sua, anche se piena di interrogativi. Finché improvvisamente Davì non inciampa in Nicla - una ragazzina arrabbiata con il mondo e ancor più con la sua famiglia - anche lei scappata di casa. Davì se ne innamora a prima vista, vorrebbe tenerla con sé, andare lontano con lei, ma pian piano capisce che non è quella la strada giusta da imboccare e che voler bene è un atto di generosità. "Davì" è un racconto breve di grande intensità di Barbara Garlaschelli per l'editore CameloZampa (9.50 euro). Dai 14 anni.
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