giovedì 21 giugno 2018
La conferenza stampa del Pontefice di ritorno a Roma. «Ogni Paese deve accogliere quanto può, quante persone può integrare». «Il compito delle Chiese è lavorare per la pace»
La conferenza stampa del Papa sul volo di ritorno da Ginevra (Ansa)

La conferenza stampa del Papa sul volo di ritorno da Ginevra (Ansa)

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«È stata una giornata un po’ pesante almeno per me, ma sono contento, perché diverse cose che abbiamo fatto, preghiera, dialogo durante il pranzo è stato bellissimo, poi l’incontro ecumenico e la Messa mi hanno fatto felice». È una delle risposte che papa Francesco ha dato ai giornalisti nella conferenza stampa tenuta sull’aereo papale durante il viaggio di ritorno a Roma. Ecco alcune delle domande rivolte al Pontefice. (QUI LA GIORNATA, LE PAROLE, LE IMMAGINI)

Quali sono stati i momenti importanti della giornata?
È stata una giornata di incontri variegati, la parola giusta della giornata è «incontro». Quando una persona incontra un’altra questo tocca il cuore fa sempre piacere. Sono stati incontri positivi, belli. A cominciare dal dialogo col presidente svizzero, che non è stato di cortesia, ma profondo su argomenti mondiali profondi, e con una intelligenza che mi ha stupito. Poi gli incontri che avete visto. Quello che non avete visto è l’incontro nel pranzo, che è stato molto profondo toccando tanti argomenti, quello nel quale siamo rimasti più tempo è quello dei giovani, perché tutte le confessioni sono preoccupate per i giovani. E il pre-sinodo fatto a Roma ha attirato tanto l’attenzione, c’erano 315 giovani, anche agnostici… Questo forse ha svegliato un interesse speciale. Incontro umano, nessuna scortesia, nessuna formalità. Incontri umani».

Lei parla spesso di passi concreti da fare nell’ecumenismo, oggi ha detto: vediamo ciò che è possibile fare concretamente. I vescovi tedeschi hanno deciso di fare un passo, per la comunione del coniuge protestante, e allora ci chiediamo come mai l’arcivescovo Ladaria abbia scritto una lettera che sembra un po’ un freno di emergenza. Dopo l’incontro del 3 maggio era stato detto che si doveva trovare una soluzione unanime. Sarà necessario un intervento dal Vaticano?
Questa non è una novità, perché nel Codice di diritto canonico è previsto ciò di cui i vescovi parlavano, la comunione nei casi speciali. Loro guardavano il problema dei matrimoni misti. Il Codice dice che il vescovo della Chiesa particolare, di una diocesi, deve occuparsi quello, è nelle due mani. I vescovi tedeschi, poiché avevano visto che non era chiaro - alcuni sacerdoti forse non agivano non in accordo col vescovo -, hanno voluto studiare questo tema e hanno fatto questo studio, che io non voglio esagerare, ma è durato più di un anno, ben fatto. E lo studio è restrittivo: quello che i vescovi volevano è dire chiaramente quello che nel codice c’è. Io che l’ho letto ho detto: è restrittivo, non è aprire a tutti! Hanno voluto farlo per la Chiesa locale. La cosa è scivolata alla conferenza episcopale tedesca, ma il Codice non prevede questo, il codice non prevede la conferenza, perché una cosa approvata da una conferenza episcopale subito diventa universale. E questa è stata la difficoltà, non tanto il contenuto. Hanno inviato il documento, poi ci sono stati due o tre incontri e l’arcivescovo Ladaria ha inviato quella lettera ma col mio permesso, non l’ha fatto da solo. Io ho detto sì, è meglio dare un passo avanti e dire che il documento ancora non è maturo e che doveva studiarsi di più la cosa. Poi c’è stata un’altra riunione e alla fine studieranno la cosa. Credo che questo sarà un documento orientativo perché ognuno dei vescovi diocesani possa gestire ciò che già il diritto canonico permette. Non c’è stata nessuna frenata. Quando io ho fatto la visita alla chiesa luterana di Roma, io ho risposto secondo lo spirito del Codice di diritto canonico, quello che loro cercano adesso. Forse non c’è stata un’informazione giusta. Il Codice permette che sia la Chiesa particolare, non la conferenza episcopale. Ma la conferenza può studiare e dare linee orientative"

In questo giorni abbiamo visto l’incidente della nave Aquarius. Lei ha parlato dell’aiuto ai rifugiati. Pensa che alcuni governi strumentalizzino il dramma degli immigrati?
Sui rifugiati ho parlato molto e i criteri sono quelli che ho detto: accogliere, accompagnare, sistemare, integrare. Poi ho detto che ogni Paese deve fare questo con la virtù propria del governo, cioè con la prudenza. Ogni Paese deve accogliere quanto può, quanti ne può integrare. L’Italia e la Grecia sono state generosissime ad accogliere. C’è il problema del traffico dei migranti. Ho visto le fotografia dei trafficanti in Libia. C’è un caso che conosco, le carceri dei trafficanti sono terribili, come nei lager della seconda guerra mondiale si vedevano mutilazioni e torture. C’è una preoccupazione mondiale che non cadano nelle mani di questa gente. So che i governi parlano di questo e vogliono rivedere l’accordo di Dublino. In Spagna voi avete avuto il caso di questa nave approdata a Valencia. Tutto questo è un disordine, il problema della fame in Africa si può risolvere. Tanti governi europei stanno pensando di investire in quei Paesi per dare investimento e educazione. Nell’immaginario collettiva c’è un pensiero brutto: l’Africa va sfruttata. Sempre sono schiavi. Deve cambiare questo piano. Anche negli Usa c’è questo problema migratorio. In America latina lasciano la campagna e vanno nelle grandi città, ma c’è anche una migrazione esterna ad altri paesi che danno lavoro e su questo io concordo con quello che dicono i vescovi di quei Paesi, mi schiero con loro.

Lei pensa che sarebbe il caso per la Chiesa cattolica di unissi alle cosiddette Chiese della pace e mettere da parte l’idea di guerra giusta?
Lei ha messo il dito nella piaga. Parlando oggi durante il pranzo a Bossey un pastore mi ha detto: "Forse il primo diritto umano è il diritto alla speranza e abbiamo parlato sulla crisi degli diritti umani oggi. La crisi dei diritti umani si vede chiara si parla di questo ma tanti gruppi e alcuni paesi prendono distanze, non c’è la convinzione di venti anni fa e questo è grave perché dobbiamo vedere le cause. Oggi i diritti umani sono relativi anche il diritto alla pace è relativo in una crisi dei diritti umani. Io credo che tutte le chiese che hanno questo spirito di pace devono lavorare insieme e come abbiamo detto nei discorsi di oggi sia io che gli altri. La pace è una esigenza perché c’è il rischio di una guerra. Qualcuno ha detto: questa terza guerra mondiale se si fa non sappiamo con quale armi si farà, ma se ci fosse una quarta si farà con i bastoni perché l’umanità sarà distrutta. Quando si pensa ai soldi che si spendono per gli armamenti, la pace la fratellanza, tutti i conflitti non risolverli come Caino ma con il negoziato, con il dialogo con le mediazioni. Siamo in crisi di mediazioni, crisi di speranza, di diritti umani, crisi di pace. E ci sono religioni di guerra? È difficile capire questo ma ci sono certamente alcuni gruppi piccoli che sono fondamentalisti che cercano la guerra, anche noi cattolici ne abbiamo qualcuno, questo è importante averlo sotto gli occhi.

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