sabato 23 gennaio 2021
Nel Messaggio per la Giornata che si celebra il 16 maggio, Francesco esorta ad andare "dove nessuno va". Tutti gli strumenti comunicativi sono importanti, ma nessuno sostituisce l'incontro personale
Il Papa a colloquio con i giornalisti sull'aereo al ritorno da uno dei suoi viaggi apostolici

Il Papa a colloquio con i giornalisti sull'aereo al ritorno da uno dei suoi viaggi apostolici - Ansa

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È un invito ad andare a vedere, a riscoprire l’incontro con le persone, che è alla base dello studio della realtà, della comunicazione, il filo rosso del Messaggio del Papa per la 55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in programma il prossimo 16 maggio. IL TESTO INTEGRALE

Si tratta di «stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni» dell’oggi in cui siamo immersi e «che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto». Vuol dire mettersi in movimento, tornare a consumare la suola delle scarpe, uscire dalla presunzione del già saputo per cercare di capire quel che succede davvero. Proprio come il Signore nel rapporto con i primi discepoli. E infatti il titolo del testo: “«Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono”, richiama proprio l’emozione dei primi incontri con Cristo.

Nella sua analisi Francesco denuncia il rischio di un appiattimento dell’informazione, in «giornali fotocopia o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, “di palazzo”, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società».

Al tempo stesso Bergoglio sottolinea il coraggio di tanti giornalisti che non temono di andare dove nessuno va, mettendo sotto gli occhi del mondo i soprusi subiti dalle minoranze, le facce delle povertà dimenticate, le ingiustizie ai danni di chi non può difendersi.

Un’opportunità che è propria anche dei social, i quali però sono al tempo stesso anche facilmente a rischio manipolazione, soprattutto quando si dimentica il dovere del discernimento e della verifica. «Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità» – sottolinea il Papa – che significa «andare, vedere e condividere». Perché nella comunicazione «nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti». E «il Vangelo si è diffuso nel mondo grazie a incontri da persona a persona, da cuore a cuore». Da più di duemila anni – continua il Pontefice – la buona novella «è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana. La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono».

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