lunedì 11 settembre 2023
All'Angelus domenicale, Francesco parla dell'importanza della correzione fraterna e di come praticarla ispirandosi allo stile di Gesù. Opponiamo la forza della preghiera alla retorica della violenza
Il Papa: la famiglia Ulma sia modello. "Vicini al popolo marocchino"

ANSA

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È Gesù colui a cui guardare per aiutare un fratello nella fede a prendere atto del suo errore e portarlo a correggersi. Su questo aspetto parla il Papa nella catechesi pronunciata prima della preghiera dell'Angelus, commentando il Vangelo della liturgia domenicale, dinanzi a una folla di 20 mila fedeli riuniti in piazza San Pietro.

È Gesù colui a cui guardare per aiutare un fratello nella fede a prendere atto del suo errore e portarlo a correggersi. Su questo aspetto parla il Papa nella catechesi pronunciata prima della preghiera dell'Angelus, commentando il Vangelo della liturgia domenicale, dinanzi a una folla di 20 mila fedeli riuniti in piazza San Pietro. Lo stile di Gesù insegna a usare lealtà, discrezione, coraggio, chiarezza senza però sparlare. Nel caso in cui ciò dovvesse risultare insufficiente o inefficace, bisogna farsi aiutare e non agire da soli, mai cedendo tuttavia al chiacchiericcio, ma sempre avendo come unico obiettivo il bene dell'altro.

Puntare il dito contro non va bene, anzi spesso rende più difficile per chi ha sbagliato riconoscere il proprio errore. Piuttosto, la comunità deve far sentire a lui o a lei che, mentre condanna l’errore, è vicina con la preghiera e con l’affetto, sempre pronta a offrire il perdono e a ricominciare. Francesco conclude ponendo alcune domande utili per un esame di coscienza e a guardare Maria, "che ha continuato ad amare pur sentendo la gente condannare suo Figlio": Come mi comporto io con chi sbaglia contro di me? Tengo dentro la cosa e accumulo rancore? Ne faccio motivo di chiacchiere alle spalle? Oppure cerco di parlarci? Prego per lui o per lei, chiedo aiuto per fare del bene? E le nostre comunità si fanno carico di chi cade, perché possa rialzarsi e iniziare una vita nuova? Puntano il dito o aprono le braccia?

Dopo l'Angelus il Papa ha rivolto il pensiero alla Polonia dove, stamani, 10 settembre, a Markowa, sono stati beatificati i martiri Giuseppe e Vittoria Ulma con i loro 7 figli, bambini.
Francesco ricorda questa intera famiglia sterminata dai nazisti il 24 marzo 1944 per aver dato rifugio ad alcuni ebrei che erano perseguitati. All’odio e alla violenza, che caratterizzarono quel tempo, essi opposero l’amore evangelico. Questa famiglia polacca, che rappresentò un raggio di luce nell’oscurità della seconda guerra mondiale, sia per tutti noi un modello da imitare nello slancio del bene e nel servizio di chi è nel bisogno. Sull'esempio di questa famiglia, Il Papa guarda ai conflitti contemporanei e ancora una volta esprime un pensiero la "martoriata Ucraina", mentre indica sulla piazza San Pietro le numerose bandiere di questo Paese che, ricorda, "sta soffrendo tanto, tanto!".

Sentiamoci chiamati a opporre alla forza delle armi quella della carità, alla retorica della violenza la tenacia della preghiera. Facciamolo soprattutto per tanti Paesi che soffrono a causa della guerra; qui penso in modo speciale, intensifichiamo la preghiera per la martoriata Ucraina!

Nelle parole pronunciate ancora dopo l'Angelus, il Papa ricorda anche "il caro popolo etiope" che celebra il 12 settembre il suo tradizionale Capodanno: Desidero porgere i più cordiali auguri all’intera popolazione, auspicando che sia benedetta con i doni della riconciliazione fraterna e della pace.


E ancora Francesco esprime la sua “vicinanza al caro popolo del Marocco, colpito da un devastante terremoto” e prega “per i feriti, per coloro che hanno perso la vita – tanti… – e per i loro familiari”. Ringrazia poi “i soccorritori e quanti si stanno adoperando per alleviare le sofferenze della gente”. E infine si augura che “il concreto aiuto di tutti possa sostenere la popolazione in questo tragico momento. Siamo vicini al popolo del Marocco”.


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