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Papa Francesco ha posto ieri il primo mattone per dare significato all’Anno Amoris laetitia che si aprirà il prossimo 19 marzo per concludersi nel giugno 2022, in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie. E si tratta di un mattone pesante, dal punto di vista simbolico e contenutistico.
Parlando all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Rota romana, ha detto che il bene della famiglia, e soprattutto dei figli minori, anche nei casi di nullità matrimoniale, viene sempre al primo posto. Anche se non vivono più insieme, anche se uno dei due ha scelto di dare vita a una nuova unione, gli ex coniugi rimangono genitori per sempre. Non solo. Il bene che hanno costruito durante il matrimonio, poi naufragato, rimane un valore che nessuno può mettere in discussione. “Il boum familiae va ben al di là dei riferimenti dei capi di nullità”. Quindi, anche se dal punto di vista del diritto canonico esistono le condizioni per arrivare alla nullità del matrimonio, l’amore tra i due coniugi ha determinato valori che, dal punto di vista teologico e umano, sono più importanti del dettato normativo.
Quel “bene” infatti – ha spiegato ancora papa Francesco - “è sempre e comunque il frutto benedetto del patto coniugale; non può estinguersi in toto con la dichiarazione di nullità, perché non si può considerare l’essere famiglia come un bene sospeso, in quanto è frutto del progetto divino, almeno per la prole generata. I coniugi con i figli donati da Dio sono quella nuova realtà che chiamiamo famiglia”. Ecco perché il benessere spirituale e psicofisico dei figli dev’essere una preoccupazione costante della Chiesa.
Come fare quindi a salvaguardarne l’interesse, soprattutto quando uno dei due coniugi non è disposto ad accettare la sentenza di nullità e continua a vivere con i figli costituendo comunque una famiglia da tutelare e promuovere? Il Papa ha ammesso che la questione non sempre è stata al centro delle preoccupazioni della Chiesa, ma è giunto il momento di cominciare a pensarci, ha ribadito, non solo perché «la famiglia – ha ricordato, richiamando il discorso pronunciato il 1 giugno 2017 alla Federazione Europea delle Associazioni Familiari Cattoliche - è la base della società e continua ad essere la struttura più adeguata per assicurare alle persone il bene integrale necessario per il loro sviluppo permanente», ma anche perché non si può parlare del bene integrale delle persone senza domandarsi come si concretizza nella vita reale, soprattutto nelle situazioni di fragilità che quasi sempre segna i percorsi esistenziali delle famiglie disgregate.
E qui papa Francesco ha posto un caso concreto di educazione alla fede. Quella di una mamma che è rimasta con i figli dopo la separazione, non “è intenzionata a stabilire un nuovo vincolo matrimoniale” e quindi, quando partecipa alla Messa, può accostarsi all’Eucarestia. Mentre il padre, che invece vive in una nuova unione, in attesa magari della dichiarazione di nullità o perchè sta completando ancora un percorso penitenziale, deve rinunciare alla Comunione. Ma come spiegarlo a quei bambini, soprattutto quando sono piccoli? Questione molto difficile, che va comunque affrontata. Se da un lato non si può dimenticare il bene dell'ex coniuge che ha avviato una nuova unione, dall'altro c'è quello dei figli e della famiglia rimasta che rappresenta sempre e comunque un bene in sé. Non si tratta di mettere in contrapposizione due situazioni, ma di salvaguadare e accompagnare ogni realtà in maniera adeguata. Papa Francesco ha ricordato che la questione è già stata tematizzata dal doppio Sinodo dei vescovi sulla famiglia (2014-2015) e poi in Amoris laetitia (n.300).
Già in quel passaggio, spiegando che le persone divorziate e risposate, interessate ad avviare un percorso penitenziale di discernimento devono essere accompagnate “secondo gli insegnamenti della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo”, il Papa aveva spiegato che il primo elemento da valutare è il comportamento verso i figli “quando l’unione coniugale è entrata in crisi”. Ieri, sempre a proposito dei figli, ha aggiunto una riflessione che completa l’Esortazione postsinodale e introduce un nuovo elemento di valutazione pastorale. Troppo spesso sono soprattutto loro le vittime innocenti di divorzi e di nuove unioni civili.
Occorre quindi tutta l’attenzione per preservare il loro bene, la loro pace, anche quando il matrimonio si sgretola. “Il bene integrale delle persone richiede di non restare inerti davanti agli effetti disastrosi che una decisione sulla nullità matrimoniale può comportare”. Un fronte su cui la pastorale non sempre offre risposte efficaci.
Tanto che ieri papa Francesco ha invitato “ogni vescovo ad aprirsi sempre di più alla sfida legata a questa tematica”. Si tratta di proseguire con tenacia nel cammino ecclesiologico e pastorale “per non lasciare al solo intervento delle autorità civili i fedeli sofferenti per giudizi non accettati e subìti”. Anche se dal punto di vista canonico quelle decisioni sono state ineccepibili, è compito della Chiesa trovare le modalità più opportune per stare accanto a coniugi, e soprattutto ai figli, che sopportano dolorosamente le conseguenze di una disgregazione familiare. Tragedie familiari, ha concluso papa Francesco, che non possiamo dimenticare. Ecco uno dei temi pià urgenti e più complessi da affrontare nell'Anno Amoris laetitia che sta per decollare.