giovedì 4 marzo 2021
Francesco ha ricevuto in udienza padre Amedeo Cencini e fratel Luciano Manicardi. Sul tavolo la questione relativa all'ex priore Enzo Bianchi
Fratel Luciano Manicardi, priore di Bose

Fratel Luciano Manicardi, priore di Bose - Archivio Siciliani

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Svolta in arrivo per la vicenda di Bose. Ieri mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza il delegato pontificio, padre Amedeo Cencini e il priore Luciano Manicardi. Un incontro che dimostra la costante attenzione della Santa Sede per la questione relativa all’ex priore, Enzo Bianchi che, com’è noto, ha finora rifiutato sia le indicazioni contenute nel decreto della Segreteria di Stato dello scorso 13 maggio, sia l’ingiunzione riguardante il trasferimento a Cellole San Gimignano, in provincia di Siena e diocesi di Volterra, che avrebbe dovuto verificarsi all’inizio della Quaresima.

La vicinanza del Papa per il caso Bose si era già manifestata tra il 6 dicembre 2019 e il 6 gennaio 2020, quando la Santa Sede aveva inviato una delegazione composta da tre visitatori apostolici – l’abate Guillermo Leon Arboleda Tamayo, M.Anne Emmanuelle Devéche, abbadessa di Blauvac e padre Cencini – che hanno ascoltato a lungo il fondatore, il nuovo priore e tutti i membri della comunità, raccogliendo le loro opinioni sui dissidi verificatisi. Alla luce di quanto emerso, il 13 maggio scorso è stato emanato il «decreto singolare» firmato dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, «approvato in forma specifica» da papa Francesco – e quindi non appellabile – che ha disposto per Enzo Bianchi il ritiro dalla comunità entro il termine di dieci giorni dalla notifica (avvenuta il 21 maggio 2020). Ma intanto sono trascorsi quasi nove mesi.

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