
Il Papa affacciato al balcone del Gemello. Sotto di lui, la folla festante - Ansa
Si affaccia in carrozzina dal balconcino per due minuti, saluta, benedice e mostra il pollice in segno che va tutto bene. Poi, guardando giù ai tremila fedeli presenti, dice: «Grazie a tutti. Vedo questa signora con i fiori gialli, che brava». La voce è migliorata rispetto all'audio messaggio di oltre una settimana fa. Anche l'aspetto è buono, in relazione a ciò che ha passato. E poi torna dentro. È già una giornata memorabile, questa domenica 23 marzo 2025, nella storia del pontificato di Francesco. Il Papa, dopo 38 giorni di ricovero, riappare in pubblico al momento dell'Angelus. E subito dopo, a bordo di una Fiat 500, lascia il Gemelli. Per dirigersi - questa la sorpresa, un'altra di quelle a cui ci ha abituati Francesco - alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove arriva alle 12.40 e consegna al cardinale Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica stessa, dei fiori da porre davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Gli stessi fiori gialli che lui stesso ha notato affacciandosi e salutando la fedele (di cui raccontiamo la storia personale qui) che li aveva portati lì davanti al Gemelli. Gesto tanto significativo quanto importante per far comprendere lo stato d'animo del Papa. Il quale evidentemente considera questa lunga degenza alla stregua di un "viaggio". Uno de più pericolosi e impegnativi compiuti durante il suo Pontificato. E perciò al "ritorno" si reca a ringraziare la Vergine.
Da Casa Santa Marta, infatti, era partito il 14 febbraio scorso, febbricitante, e con addosso quella polmonite bilaterale che per due volte, in questo mese e oltre (come hanno detto ieri i medici) lo ha portato «in pericolo di vita». Enorme dunque l'emozione nel vederlo nuovamente, sia pure per così breve tempo.
Attorno alle 13, dunque, oggi l'auto del Pontefice ha varcato i cancelli del Vaticano, attraversando la Porta del Perugino, la più vicina a Santa Marta, dove ad attendere Francesco c'era il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio.
È quindi un giorno di festa per la guarigione del Pontefice, incessantemente invocata con preghiere e rosari. E proprio a una preghiera mariana, l'Angelus, si affida Francesco per mostrarsi finalmente di persona, dopo la fotografia diffusa domenica scorsa e che lo ritraeva nella cappella del suo appartamento, al decimo piano del Gemelli. Tutti gli occhi sono puntati verso quella finestra, non solo quelli delle migliaia di persone che affollano il piazzale di ingresso del Policlinico, attorno alla statua di san Giovanni Paolo II, epicentro di preghiere e omaggi in questi giorni. Ma anche gli occhi del mondo intero, che seguono la diretta diffusa urbi et orbi, si potrebbe dire, dai canali di Vatican Media.
Il Papa non pronuncia che poche parole. Ma quanto significative. Il resto lo dice con il linguaggio del corpo. E adesso può finalmente tornare a casa, dove dovrà restare in covalescenza per almeno due mesi. Il che, tradotto in termini pratici, significa, che non potrà tenere udienze per i primi tempi. Poi si vedrà. E anche per i riti della settimana santa, tra meno di un mese, ormai, si valuterà in base all'evoluzione delle condizioni di salute. L'umore del Papa è comunque buono, come si è visto anche oggi, ed è «felicissimo» di tornare a casa, hanno detto i medici. Dal punto di vista della polmonite bilaterale è guarito, non ha mai avuto il Covid, non è mai stato intubato ed è rimasto sempre vigile e ben orientato, hanno riferito i sanitari ieri pomeriggio. Ha solo bisogno di riposo e il luogo migliore per lui in questo momento è casa sua.
Il testo dell'Angelus, come già era capitato nella cinque domeniche precedenti durante il ricovero, è stato distribuito per iscritto. Commentando la parabola del fico sterile e della pazienza del contadino, Francesco scrive: «In questo lungo tempo di ricovero, ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. Questa pazienza fiduciosa, ancorata all’amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose».
Poi il Papa rivolge un pensiero agli scenari di guerra. «Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti. Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale». «Sono lieto invece - prosegue il testo - che l’Armenia e l’Azerbaigian abbiano concordato il testo definitivo dell’Accordo di pace. Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale».
Francesco esprime infine gratitudine per le preghiere: «Con tanta pazienza e perseveranza state continuando a pregare per me: vi ringrazio tanto! Anch’io prego per voi. E insieme imploriamo che si ponga fine alle guerre e si faccia pace, specialmente nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo. La Vergine Maria ci custodisca e continui ad accompagnarci nel cammino verso la Pasqua». E infatti anche stasera si è pregato in piazza San Pietro. Il Rosario è stato animato dai canonici del Capitolo della Basilica Vaticana e guidato dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della stessa Basilica. E' l'ultimo in piazza San Pietro. Da domani, lunedì 24 marzo, si proseguirà in Basilica alle 16,30.
I saluti e gli incontri prima di uscire dall'ospedale
Questa mattina, prima di affacciarsi dal balcone del quinto piano dell’ospedale per un saluto e per impartire la benedizione, Papa Francesco ha salutato brevemente il personale e i vertici dell’Università Cattolica e del Policlinico Gemelli: il Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, professoressa Elena Beccalli; il Presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, dottor Daniele Franco; inoltre il Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, professor Antonio Gasbarrini; il Vicepresidente della Fondazione Policlinico Gemelli, dottor Giuseppe Fioroni; il Direttore generale della Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS, professor Marco Elefanti, l’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica, S.E. Monsignor Claudio Giuliodori, e il professor Sergio Alfieri, Direttore del Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche del Policlinico e Responsabile dell’equipe medica del Gemelli; il direttore sanitario della Fondazione Policlinico Gemelli, dottor Andrea Cambieri.
Poco dopo arriva anche il saluto del rettore dell'Università Cattolica, Elena Beccalli e del presidente della Fondazione Policlinico Gemelli, Daniele Franco, i quali rivolto al Pontefice "un sentito augurio per la sua convalescenza". Molti sono rispecchiati, scrivono, nella sua sofferenza. E ora l'Università e il Policlinico "non possono che rallegrarsi di aver potuto dare il proprio contributo alla guarigione del Santo Padre".
Anche Vatican News, a firma del suo direttore editoriale, Andrea Tornielli, esprime gioia per il ritorno di Francesco a Santa Marta con un editoriale intitolato "Bentornato a casa!".