Caro direttore,
ho letto l’editoriale del 25 giugno 2019: condivido il giudizio sostanzialmente negativo ivi espresso nei confronti del tipo di comunicazione prescelto da Matteo Salvini, più orientato a rinfocolare l’emotività distratta dell’opinione pubblica italiana che a promuovere il ragionamento pacato sul caso (oltretutto non nuovo, ma ennesimo) “Sea Watch”, tra l’altro con un piglio enfatico che pare voler attribuire carattere di prevalenza a un problema che, in realtà, mi sembra residuale rispetto ad altre tematiche più scottanti relative alla politica interna e internazionale (penso, a titolo esemplificativo, alle tensioni Usa-Iran, alla preoccupante irrilevanza politica internazionale dell’Ue verso il proprio esterno, alla disoccupazione e al disagio giovanile che affliggono il nostro contesto nazionale, all’emergenza clima). Sono inoltre certo che la disponibilità di accoglienza offerta alle 42 persone imbarcate sulla nave anzidetta dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia sia espressione genuina e incondizionata di “urgenza nella carità”. Tuttavia, nel più assoluto rispetto della linea editoriale prescelta da “Avvenire”, mi chiedo se sia davvero utile dare tanto peso alle ripetitive parole del vicepremier leghista. Con i migliori saluti.
Antonio Bertoldini
Condivido, caro signor Bertoldini, il suo pensiero sulle vere urgenze della vita e della cronaca. A quelle aggiungo solo la questione familiare e demografica e la spinta a ridurre la vita umana a ”cosa”. Ma questo già lo sa perché ne trova conferma ogni giorno sulle nostre pagine. Trovo tuttavia molto grave la veemenza con cui il ministro-segretario leghista si sta dedicando a una sorta di “volantinaggio” via web dell’idea falsa e distorcente di una Chiesa che si occuperebbe solo di poveri stranieri e il suo continuo tentativo di seminare divisione nella società italiana e, da qualche tempo, specialmente tra i cattolici. Questa “ripetitività” che anche lei sottolinea non è fine a se stessa e non è soltanto relativa al pur sconcertante accanimento contro i migranti naufraghi raccolti nel Mediterraneo da operatori umanitari e persino da navi militari italiane, ma è dentro la logica cattiva del “calunniate, calunniate, qualcosa resterà...” contro la Chiesa e contro il mondo della solidarietà umana e cristiana. Qualche volta si può fingere di non sentire e di non vedere, ma non sempre si può tacere e in certe circostanze non si deve.