Gentile direttore,
sono un ateo praticante (per 10 anni segretario della sezione provinciale degli atei di Siena). Volevo esprimerle la mia stima e la convergenza di pensiero per il modo di comunicare l'esigenza di affrontare le immani sfide contemporanee senza sovrastrutture e recinti ideologici. L'amore verso tutti, la visione di una unica umanità di cui prendersi cura senza distinguo, uniscono il mio pensiero al suo in una unica accezione (la differenza tra noi in questi tempi postmoderni inizia a suonare formale e come anacronistica). La sua fede fa parte del suo essere e io la rispetto, la mia mancanza di fede non mi impedisce di abbracciare un identico sentire. Vorrei solo, in questo momento di guerra, in cui alla morte sembra inevitabile rispondere con identica morte, sentirmi unito con lei nell'immaginare una diversa umanità di fratelli solidali. Con profondo rispetto.
Alberto Massi
Nulla vieta di sentirci affratellati, gentile dottor Massi, anzi! E nulla impedisce non solo di rispettarci a vicenda, ma di essere uniti nell’impegno per resistere alla spinta poderosa e interessata a fare della “morte” la cifra dominante nel nostro mondo. Segnato da guerre e rinvigorita ideologia della guerra. Piagato da drammatiche disuguaglianze. Eccitato da un rifiuto dell’alterità e dell’“imperfezione” rispetto agli schemi del “successo”. È questo anche l’auspicio di papa Francesco che nella lettera enciclica Fratelli tutti propone ai cattolici e a chiunque altro lo voglia un cammino e un lavoro comuni. È possibile fuori dai vecchi schemi e con una bussola ben funzionante. Mi è stato insegnato, e continuo a sperimentare, che la mia fede cristiana può e sa illuminare e dà orizzonte a pensieri, valori e passioni condivisibili anche da chi nutre (e si fa nutrire) da una fede diversa e da chi non crede, ma ragiona, non si lascia abbattere e comunque spera. Grazie.